Tra le tante cartografie che l'Archivio di Stato di Campobasso sta digitalizzando in questi mesi, ne è emersa una, bellissima, riguardante il nuovo demanio di Capracotta all'indomani delle espropriazioni napoleoniche del 1811-12 dirette dall'intendente regio Biase Zurlo (1755-1835). La cartografia è stata redatta con perizia da tre agrimensori, due dei quali capracottesi, Mattia Di Nucci e Vincenzo Conti, oltre a Vincenzo Fontana, e fa parte del fondo di atti demaniali del nostro Comune, conservati a Campobasso.
Quel che emerge da questa pianta è che il territorio di Capracotta, alla data del 10 luglio 1813, è finalmente ricomposto nella sua interezza e diventa quindi possibile assegnarne alcune porzioni ai privati cittadini sulla base del diritto di proprietà, non più sul diritto feudale. Le quote da assegnare vengono suddivise in tre classi, sulla scorta della loro redditività: in verde «i territorj di prima classe», in rosso quelli di seconda, in giallo le terre di terza classe; infine vi è il bianco, che «indica il lamoso, boscoso, inculto, ed i territorj patronati». Al di là dell'importanza storiografica di questa e altre risorse d'archivio, il dato a mio avviso più affascinante, per un appassionato di storia minuta, sta nel nome dei luoghi, che a loro volta richiamano attività o personaggi del passato.
La località dell'Acqua Solfa, ad esempio, chiamata «Zolfanara», era considerata di prima classe, così come la «Petrara» dell'Ospedaletto, le «Costefiadine» di Monte Cavallerizzo o l'«Ortomarotta». Sempre di prima classe erano considerate alcune terre «Sotto li Ritagli», a occidente delle quali è segnata una località col nome di «Albero di Natale» e ancor più a sud-ovest il «Vallonegrande». Nella seconda classe troviamo invece la «Fonte d'Antuono», ancor oggi esistente, ed anche la «Molinella» e l'«Ortomarzano», entrambi all'Ospedaletto, ma non più identificabili.
In terza classe rientra invece la stragrande maggioranza delle quote, terreni pietrosi, aridi, franosi, sterili, sottoposti agli uragani d'estate e alle bufere d'inverno: tra di essi vi è «Campolongo», «Contra», «Coste de' Grilli», «Crugnale di Paolone», «Dietro la Madonna», «Dietro S. Antonio», «Fonte del Sorice», «Fonteammuni», «Lamatura di Melocchi», «Molinaro», «Perocolaizzo», «Prato di Melocchi», «S. Justa», «Sicinali», «Sotto il Monte», «Sotto lo Scancello», «Speno della Corsa» o «Valfragano».
Insomma, oltre a offrirci una fotografia ottocentesca della nostra cittadina, la cartografia manoscritta del demanio di Capracotta redatta dai tre periti nel 1813 mette nero su bianco il definitivo passaggio dal feudalesimo al liberalismo. Ed è forse questo il valore intrinseco più importante.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
V. Aversano, Geografia e catasto napoleonico: analisi territoriale del Principato Citra, Ed. Scientifiche Italiane, Napoli 1987;
L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Tip. Antoniana, Ferentino 1931;
G. M. Galanti, Descrizione dello stato antico ed attuale del Contado di Molise, con un saggio storico sulla costituzione del Regno, libro I, Soc. Letteraria e Tipografica, Napoli 1781;
S. Martuscelli, La popolazione del Mezzogiorno nella statistica di Re Murat, Guida, Napoli 1979;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;
F. Mendozzi, In costanza del suo legittimo matrimonio. Sociologia del popolo di Capracotta desunta dai registri dello stato civile napoleonico (1809-1815), Youcanprint, Lecce 2021.