Agli inizi degli anni di piombo, Pietracupa aveva l'aspetto di un tranquillo borgo dell'Italia meridionale, con una popolazione di residenti composta in maggioranza da un modesto numero di persone impiegate nel settore pubblico, nel settore privato, nell'agricoltura e da molti pensionati. Il grande esodo verso il Nord Italia e verso i paesi esteri si stava completando, per cui il numero dei residenti era fortemente diminuito e le nascite si potevano contare sulle dita di una mano.
In questa situazione di evidente contrazione demografica, prendeva consistenza un altro fenomeno, molto positivo, l'interesse degli emigrati pietracupesi ad investire nella ristrutturazione delle loro case in paese. Questo interesse era favorito sia da una maggiore disponibilità economica rispetto al passato, sia dalle migliorate condizioni di agibilità delle strade nazionali e sia e soprattutto dal desiderio di poter soggiornare nel paese natio, in occasione delle vacanze estive.
Per queste ragioni, il paese, agli inizi degli anni '70, era tutto un fiorire di cantieri edili aperti per ristrutturare case, cantine, stalle, secondo i personali gusti dei proprietari, che spesse volte contrastavano con i gusti dei vicinanti. Comunque sia, non vi sono state macroscopiche irregolarità del piano regolatore ed il paese, ancora oggi, ha mantenuto l'aspetto di un piacevole borgo, con caratteristiche risalenti all'epoca medioevale.
Una volta ristrutturate le case, le famiglie hanno preso l'abitudine di ritornare abitualmente in paese, mantenendo vivo quel legame di appartenenza ad una comunità dai valori profondi, che di fatto sino ai giorni nostri ha tenuto stretti i suoi legami con il paese natio.
In questo quadro socio-economico della Pietracupa anni '70/'80, il paese, nel Settembre del 1977 è stato arricchito dalla presenza di un nuovo Parroco, Don Orlando Di Tella, venuto a sostituire Don Manfredo, ritiratosi dall'incarico di Parroco per motivi di malattia. Come è accaduto precedentemente con Don Manfredo, anche ora mi risulta difficile parlare con distacco di Don Orlando, perché mi legano a Lui rapporti di grande rispetto, di grande stima e di grande amicizia, maturati nel corso degli anni. Pertanto, senza cadere nel banale, mi permetterò di illustrare con dati di fatto l'importanza del contributo umano e religioso che Don Orlando ha dato ed ancora sta dando al paese di Pietracupa.
Era il settembre del 1977 quando, nel percorrere via Trento, zio Corradino Delmonaco mi ha fermato e mi ha presentato Don Orlando.
La prima impressione che ho avuto di Lui è stata positiva; Don Orlando aveva ed ha una corporatura imponente, un volto caratterizzato da uno sguardo intelligente , un sorriso schietto e sincero ed una voce ben marcata e dal timbro forte. Dopo questo incontro, mi ricordo che, tornato a casa, ho raccontato a mia moglie di aver conosciuto il nuovo parroco, ed ho aggiunto:
– Ho riscontrato in Lui una certa rassomiglianza caratteriale e fisica con Don Camillo, il personaggio nato dalla penna dello scrittore Giovanni Guareschi, ma in versione molisana.
Nel periodo successivo a quell'incontro, Don Orlando, in breve tempo, era diventato il personaggio più richiesto e più amato nel paese. Mi ricordo che all'epoca era Sindaco del paese Angelo Gallo, e poiché girava la voce che il Vescovo di Trivento aveva intenzione di spostare il nuovo arrivato in altra sede, c'era stata una manifestazione popolare, per cui un gruppo di delegati locali voleva recarsi dal Vescovo, per farlo desistere da qualsiasi idea di allontanare il nuovo Parroco. La sua prima dimora in paese era ubicata nei pressi di via Trento e la famiglia Carnevale lo ha assistito per molti anni in maniera amorevole e familiare, così come ha fatto, negli anni a seguire, la famiglia di Remo Di Sarro.
Don Orlando, nei 40 anni di vita pastorale in paese, ha ottenuto due risultati importanti, il primo risultato, di carattere squisitamente religioso, è stato quello di aver reso operative le direttive scaturite dal Concilio Vaticano II° e di aver riportato molti fedeli del paese a frequentare la chiesa. Il suo carisma, le sue capacità organizzative, la sua abilità oratoria nel semplificare e rendere facilmente comprensibili a tutti gli uditori i concetti filosofici della dottrina cattolica, sono i meriti che gli vengono riconosciuti da molti. A tutto questo si deve aggiungere anche l'attenzione e la cura quotidiana verso i problemi e le difficoltà dei suoi parrocchiani, soprattutto nei riguardi degli ammalati e dei giovani ai quali ha sempre dedicato una particolare attenzione nel guidarli ed aiutarli praticamente nel loro percorso di vita. Il secondo risultato è stato quello di aver stimolato, nelle sedi opportune, e contribuito a far valorizzare a livello nazionale, il patrimonio culturale, religioso ed artistico di un piccolo sconosciuto borgo molisano, come Pietracupa, in maniera tale che ora è inserito nel gruppo dei borghi più caratteristici d'Italia e viene citato su riviste e libri di interesse nazionale, come quelli editi dal Touring Club.
I risultati più evidenti di tutto questo lavoro sono la ristrutturazione della meravigliosa cripta della Chiesa Madre con il bellissimo crocifisso in legno del 1500, la ristrutturazione della Chiesa Madre stessa, secondo lo stile rupestre del primo cristianesimo, la ristrutturazione della Chiesa di S. Giorgio, con gli affreschi del 1200.
Il recupero di tutti questi beni culturali, è stato il motivo che ha indotto ed induce molti viaggiatori e turisti ad includere nei loro viaggi nel Molise la visita del piccolo caratteristico borgo rupestre. La cultura non è patrimonio di singoli, la cultura è patrimonio del mondo e Pietracupa, a questo punto, fa parte del mondo.
Nell'anno 2009, Don Orlando ha festeggiato i suoi 50 anni di sacerdozio. Non ero presente alla cerimonia, ma mi hanno detto che molte persone, venute da ogni parte del Molise, erano presenti per manifestare il loro affetto ad un sacerdote che è stato sempre vicino ai loro bisogni spirituali ed umani e questo, credo, sia stato il miglior modo per dire grazie al loro parroco, gratificato anche dalla Curia, che lo ha eletto Monsignore. Ma la presenza più bella è stata quella dei suoi allievi vecchi e nuovi, grati al loro professore di essere stato un educatore ed un docente che ha saputo inculcare, non solo conoscenze professionali, ma soprattutto cultura per la loro formazione di studenti oggi e di uomini per il domani.
Nel corso di un incontro confidenziale avuto di recente con lui, Don Orlando mi ha raccontato la storia della sua vocazione sacerdotale. Il suo racconto, che riporto integralmente, è molto indicativo della spiritualità e del profondo inconscio che invade colui che viene scelto per fare il servo di Dio:
Nel paese che mi ha dato i natali, Capracotta, mio padre era un proprietario di un forno ubicato proprio adiacente la nostra abitazione. Una sera, un amico di famiglia è venuto in casa per farci visita e, nel bel mezzo di un discorso, rivolgendosi a mio padre gli ha chiesto: «Che strada dovrà prendere questo giovane nel corso della sua vita?». Mio padre a quel punto ha incominciato a valutare tutte le attività che avrei potuto fare in seguito. Così parlando, all'improvviso mi ha chiesto: «Cosa ne pensi delle mie proposte?». Senza titubanza alcuna ho risposto parlandogli di una proposta non compresa nel suo elenco ed ad alta voce ho detto: «Voglio fare il prete» e nel dire queste parole ho sentito dentro di me un grande calore ed una grande voglia di uscire all'aperto, di correre e di esternare quella gioia intensa che invadeva la mia persona. Sono entrato in chiesa ed ho iniziato a suonare le campane richiamando l'attenzione di molta gente, compreso mio padre che mi aveva seguito in strada. Dopo questo episodio, ho iniziato il mio percorso formativo presso la Diocesi di Trivento e non ho mai perduto la gioia di essere utile al Signore. Nel seminario ho sofferto molto della mancanza di mia madre, alla quale ero legatissimo, ma il Signore mi ha ripagato con altre gioie, quelle di essere utile a Lui ed al mio prossimo.
Quando durante l'inverno, mi reco nel Molise, in una Pietracupa deserta ed abbandonata, la presenza di Don Orlando è rassicurante perché vuol dire che il paese è vivo, perché è viva la fiammella delle nostre tradizioni, che, il parroco insieme al sindaco ed agli altri 220 abitanti presenti in loco, mantengono sempre accesa.
Nella mia sfera privata, due sono i momenti nei quali ho percepito maggiormente lo spessore umano di Don Orlando, durante i funerali dei miei genitori e la sua presenza in occasione del matrimonio di mia figlia, da Lui celebrato nella Basilica di S. Sabina a Roma. Probabilmente sarò un inguaribile sentimentale, ma quel giorno dell'11 luglio del 2004 nello splendore di quell'antica Basilica di epoca Romana, in mezzo a tanti amici e parenti venuti anche dall'America, la presenza di quel sacerdote, le sue parole affettuose e commosse verso Andrea e Claudia, che aveva veduto crescere sin da bambina, mi hanno fatto sentire intorno a me la presenza di un amico, di un consigliere spirituale, che condivideva la gioia di un padre, che vedeva la propria figlia avviarsi radiosamente verso il suo futuro di donna e di mamma.
Claudio Camillo
Fonte: C. Camillo, Una valigia di cartone. Un viaggio nel passato e nel presente della comunità pietracupese, Youcanprint, Tricase 2016.