Nel XII secolo, quando i normanni stabilirono il loro dominio sull'Italia meridionale, il re Ruggero decise di ordinare la ricognizione di tutti i feudatari, dei vassalli e dei loro feudi, esistenti nel regno. Nacque così il Catalogus Baronum, sopravvissuto alle vicende della storia e conservato nell'Archivio di Stato di Napoli fino al 1943, anno in cui andò perso insieme ai manoscritti dei Registri Angioini, a causa dei noti eventi bellici. Fortunatamente gli storici avevano curato delle edizioni nelle quali l'uno e gli altri erano stati trascritti, preservando così il loro prezioso contenuto nonostante l'irrimediabile perdita degli originali.
Proprio la consultazione di una di queste edizioni ci ha permesso di rintracciare, tra i tanti nomi di cavalieri e dignitari, quelli di alcuni membri della famiglia Mosca. Ovviamente non è stato possibile stabilire un collegamento tra i Musca del XII secolo ed i Mosca di Capracotta, ma questa scoperta è comunque interessante perché le notizie finora rintracciate sui Mosca riguardavano i signori di Racalmuto, presenti in Sicilia in epoca sveva, ed un Mosca d'Isernia, il cui nome figura in una pergamena conservata nell'archivio dell'Abbazia di Montecassino datata 1335, mentre il Catalogus Baronum ci permette di attestare l'esistenza del cognome Mosca, sul continente, ad una data che precede di oltre duecento anni quella della pergamena cassinese. Ancora più interessante, tuttavia, è stato scoprire le origini più remote di quest'antica famiglia di feudatari.
Raynaldus Musca, figlio di Riccardo, discendeva da una famiglia d'origine scandinava, il cui capostipite in Italia fu un tale Turoldus, annoverato tra i signori di Aversa. Rinaldo, detto anche Johel, aveva ereditato dal padre la baronia di Aversa, ed aveva ottenuto dal re il feudo di Arienzo. Oltre questi feudi che possedeva in capite de domino Rege, ne possedeva anche altri in servitio essendo stato feudatario del conte di Buonalbergo e barone di Roberto II di Capua; a sua volta ebbe come vassallo, un certo Guillelmus Fillarinus. Numerose furono le donazioni di terre che fece, da solo o unitamente alla madre Ata ed alla sorella Cottoalda, al monastero di Montevergine, in un periodo compreso tra 1129 al 1163. In un atto datato maggio 1163, dichiara di essere ex genere francorum e figlio di Riccardo. Questa dichiarazione è molto importante. Innanzitutto perché permette di escludere definitivamente l'ipotesi azzardata da qualcuno, di un'ascendenza germanica della famiglia Mosca. In secondo luogo perché non contrasta bensì rafforza, la tesi dell'asserita ascendenza scandinava della famiglia. Infatti, com'è noto, la Scandinavia era la terra d'origine di popoli guerrieri e conquistatori, anticamente noti col nome di Vichinghi e successivamente con quello di Normanni che, attorno al IX secolo, occuparono e si stabilirono nella regione posta a nord-ovest della Francia che da loro prese il nome di Normandia. Era quindi naturale, per Raynaldus, che rappresentava la quarta generazione dei Musca italiani, tentare di richiamare al tempo stesso le sue più lontani origini scandinave, e la provenienza dalla terra di Francia definendosi ex genere francorum. Nei documenti è citata anche una figlia di Rinaldo, Fenicia, che pare gli successe nella baronia di Aversa.
È verosimile ritenere che l'antenato di Rinaldo, Turoldus, venne in Italia al seguito dei conquistatori normanni, forse seguendo proprio quel Guglielmo d'Altavilla, primo conte di Puglia, che nel 1042, dopo aver sconfitto i Bizantini, costituì la contea di Melfi. La menzione di Turoldo quale unus ex magnatibus Aversae, inoltre, suggerisce l'idea che egli non fosse il titolare diretto di quel feudo, bensì uno dei maggiorenti o vassalli (unus ex magnatibus) al seguito del conte di Aversa, che all'epoca era Rainulfo Drengot dei principi di Quarrel. Non a caso la contea di Aversa fu la prima contea normanna fondata in Italia meridionale. Da qui in seguito la famiglia si sarebbe diffusa nel Sud Italia dov'è attualmente presente con i cognomi Mosca e Musco.
La storia di questa famiglia, documentata dal Catalogus, si ferma, purtroppo, alla fine del XII secolo, ma ci consegna un enigma ed un'ipotesi affascinanti: è possibile che nei Mosca di Capracotta scorra ancora del sangue vichingo? Questa domanda, probabilmente, non troverà mai una risposta; accontentiamoci, però, di aver scoperto la vera origine di una famiglia, di nome Mosca, la cui esistenza è storicamente documentata.
Alfonso Di Sanza d'Alena
Fonte: http://www.casadalena.it/.