Le terre alte di Capracotta hanno visto transitare nei secoli i guerrieri sanniti e carecini, i pastori transumanti, i prigionieri di guerra in fuga, gli emigranti e gli inurbati di ritorno e oggi gli sciatori e i fondisti, i naturalisti e i forestali, i pellegrini, i trekker e gli amanti delle passeggiate in solitudine. I motivi di attrazione di questo paese, che con i suoi 1.416 metri di quota è uno dei più alti d'Italia, sono numerosi: il bosco degli abeti soprani e le rilassanti faggete, Prato Gentile e l'eremo di San Luca, il Monte Capraro e il Monte Campo, il Giardino della Flora appenninica, il Parco fluviale e le fonti del Verrino, le ciclopiche cinte murarie sannitiche, le antiche fonderie del rame, le sorgenti dell'acqua zolfa, le masserie e i fontanili.
La panoramica passeggiata che proponiamo è un anello che va alla scoperta delle vestigia pastorali di Capracotta. Alle pendici del Monte Campo e del San Nicola si riconoscono i resti di una piccola cittadella agro-pastorale, con i suoi recinti, i campi coltivati, gli stazzi e le capanne in pietra a secco, le sorgenti e i fontanili.
Passava di qui il tratturello che lasciava l'Ateleta-Biferno a Castel del Giudice e saliva a Capracotta, intercettando così un ampio comprensorio di pascoli estivi. Le greggi transumanti proseguivano poi lungo la valle del Verrino, toccavano Agnone e Poggio Sannita e confluivano nel grande tratturo Celano-Foggia al ponte di Sprondàsino sul fiume Trigno.
Lo scenario della passeggiata è l'ampio declivio che dalla cresta che collega il Monte Campo (m. 1.746) al Monte San Nicola (m. 1.517) scende verso la strada Capracotta-Agnone e la valle del Verrino. L'anello è la combinazione di due sentieri del Cai, il 310 e il 312. Essi restano comunque un riferimento di massima, con ampie possibilità di variazione.
Punto di partenza è la chiesetta di Santa Lucia (1.543 m), a fianco dell'Hotel Monte Campo, raggiungibile dalla strada Capracotta-Prato Gentile, con una breve diramazione all'altezza del Giardino della Flora appenninica. Il primo obiettivo è la vetta di Monte Campo, dopo 40 minuti di ascesa.
Una larga pista supera a tornanti un breve e ripido gradino e prosegue nel bosco con minore pendenza. Tocca una piccola baita ristrutturata e raggiunge un bivio (Piana di Monte Campo, 1.635 m.). Si continua sul sentiero di sinistra che arriva in cresta, supera un impianto di antenne e sbuca sulla vetta di Monte Campo dov'è una grande croce di ferro.
Il panorama circolare che si gode dalla croce è grandioso. Spiccano la Maiella e i monti del parco nazionale d'Abruzzo oltre la valle del Sangro; sull'altro versante si osservano il Matese e tutti monti e i colli abruzzesi e molisani intorno al solco del Trigno.
La seconda parte del percorso segue fedelmente la cresta che congiunge il Monte Campo al Monte San Nicola. Tornati al bivio della Piana di Monte Campo si segue il sentiero segnato di sinistra, trascurando i diversi bivi che riportano verso Santa Lucia o Prato Gentile, e si seguono le indicazioni per la Portella Ceca, il Guado Spaccato, e più oltre il monte San Nicola e il Guado Cannavina.
Il sentiero serpeggia nel fitto bosco e sfiora spesso la cresta delle rocce alte sui vertiginosi precipizi del versante settentrionale, con panorami sull'alto Molise e l'alto Vastese. Le rocce sono solcate da spaccature, incisioni, profonde fenditure e fratture. Si ha la sensazione di trovarsi in un campo trincerato ben occultato sottobosco.
Più avanti si giunge anche sull'orlo di una voragine, dove le rocce sono sprofondate in un abisso. Il contesto è spettacolare ma richiede un minimo di attenzione. Il sentiero progredisce contorto in lieve discesa fino a sbucare in campo aperto al Guado Spaccato (1.545 m.; 1,20 h. da Monte Campo). A questo punto si può decidere di percorrere il sentiero di ritorno, scendendo nel solco della Val Rapina, dov'è un rifugio, e proseguendo verso i recinti e gli stazzi dello Jaccio dell'Orso.
A chi ha ancora desiderio di proseguire si consiglia di raggiungere in 30 minuti il successivo valico (1.446 m), punto di massima depressione della cresta e snodo di sentieri. Siamo sotto la ripidissima parete di rocce e terra che regge la piramide del Monte San Nicola. Il guado invita a dedicare tutto il tempo necessario all'osservazione dei magnifici panorami dei due versanti: a nord, la Maiella, la valle del Sangro, i paesi dell'alto Vastese, la lunga cresta del monte Castel Fraiano segnato dall'interminabile rosario delle pale della centrale eolica; sul versante molisano lo sguardo segue invece le valli del Verrino e del Trigno con i profili dei paesi che si rincorrono dall'alto Molise fino ai monti del Matese.
In discesa conviene seguire inizialmente il percorso diretto che fiancheggia le rocce e gli sgrottamenti del San Nicola. L'obiettivo è il bellissimo trullo, la capanna a tholos che troneggia pochi metri sopra la Fonte del Forno (m. 1.356), restaurata nel 2005. Si cambia poi decisamente direzione e ci si dirige verso est lungo gli antichi tratturi inerbati e in parte lastricati che solcano magnifici pascoli frequentati ancora oggi da greggi di pecore e mandrie di bovini. Ci si tiene più o meno a mezza costa tra la cresta e la strada, senza perdere quota, utilizzando magari come riferimento i triangoli gialli del metanodotto Snam.
Recinzioni e muretti di pietre fanno da quinte alle numerose capanne in pietra a secco che costellano il percorso. Alcune capanne sono inserite nei tratti rialzati dei macereti di pietrame. Altre sono poste a guardia dei recinti e degli stazzi. L'occhio si esercita subito a scovarle e a cercarne gli ingressi architravati e mimetizzati tra gli ammassi di pietre, in una sorta di appassionante "caccia al tesoro". La nascita di queste costruzioni nel Comune di Capracotta è legata prevalentemente all'azione di bonifica del territorio montano operata dai contadini e dagli allevatori ai fini dell'incremento delle loro attività produttive.
L'attività di spietramento del territorio alle quote più alte voleva garantire una maggiore disponibilità di pascolo, mentre più a valle i terreni vennero utilizzati prevalentemente per fini agricoli. Le capanne affiancavano i muretti che delimitavano i fondi coltivati e le recinzioni di pietra degli stazzi all'aperto. Avevano quindi una funzione di deposito dei materiali di lavoro e di protezione delle risorse necessarie alla vita quotidiana. Gli studi dedicati alle capanne di Capracotta da Edoardo Micati e Donatella Cialdea aiutano a decifrare la storia e i modelli di questa tipologia di architettura spontanea.
Proseguendo sulla via del ritorno si traversano lo Jaccio dell'Orso e l'Orto Ianiro e si ritrovano i segnali del sentiero 302. Lungo il tratturo segnato si tocca la croce devozionale del Procuoio e poco oltre la gradita Fonte Fredda, recentemente restaurata e ampliata a servizio delle greggi che pascolano nella zona. Appare nel frattempo il profilo di Capracotta e più in alto l'Hotel Monte Campo. Se si punta verso quest'ultimo, si risalgono un po' faticosamente le tracce di sentiero lungo i prati di sfalcio e si tocca infine la strada che riporta in breve al punto di partenza.
L'intero anello ha tempi di percorrenza pari a 5-6 ore. Sono naturalmente possibili percorsi più brevi e obiettivi di visita più limitati e concentrati. Sono di aiuto le cartine pubblicate nel sito dei sentieri di Capracotta e la Carta tecnica regionale in scala 1:5.000 prodotta dal settore Pianificazione territoriale ed urbanistica della Regione Molise.
Carlo Finocchietti
Fonte: https://blogcamminarenellastoria.wordpress.com/, 21 luglio 2019.