La Prima guerra mondiale è ricordata come uno dei più sanguinosi conflitti della storia dell'umanità, che non risparmiò nemmeno la nostra Capracotta. Dei 664 chiamati a combattere una guerra lontana mille chilometri dalle proprie case, molti non tornarono. In 65 persero la vita in un conflitto per il quale ai più erano sconosciute le vere motivazioni. La guerra fu vissuta duramente al fronte e allo stesso tempo fu vissuta nel nostro paese e dalla nostra comunità con il dolore per le immense perdite di giovani vite capracottesi. La disperazione era così forte che portò, in alcune occasioni, ad organizzare proteste che sfidarono le rigide indicazioni governative che vietavano qualsiasi manifestazione di dissenso nei confronti della guerra. A tale riguardo, è decisamente molto interessante il materiale storico custodito presso l'Archivio di Stato di Isernia che, grazie ad una accurata e pregevole ricerca effettuata da funzionari dell'Archivio stesso, è stato possibile visionare nella mostra allestita in occasione di questa ricorrenza.
Come in tutta Italia, anche il tessuto economico di Capracotta risentì delle conseguenze belliche. A titolo di esempio si richiama quanto risulta dal verbale di prova presso il Tribunale di Isernia nella causa contro Sebastiano D'Onofrio. Titolare di un'azienda di legnami, chiamato alle armi il 1° maggio 1917, la vide miseramente andare alla malora per «fatti di guerra», in quanto a causa della sua partenza per il fronte le attività rimasero senza alcuna guida e l'impresa subì gravissime conseguenze. I documenti ci mostrano una popolazione capracottese che visse quegli anni ossequiosa ai doveri di cittadinanza italiana, ma allo stesso tempo temeraria e pronta a sfidare le restrizioni imposte alla libertà di pensiero. Da un rapporto dei Carabinieri della Stazione di Capracotta si sa della protesta organizzata il 31 ottobre del 1917, quando una folla di oltre duecento capracottesi voleva invadere l'ufficio postale per protestare contro la mancata ricezione della posta militare che privava i residenti delle notizie dei congiunti che erano sul fronte di guerra. Fu una contestazione forte, che si spostò davanti all'abitazione dell’onorevole Tommaso Mosca, affinché si adoperasse presso il Governo per chiedere il ripristino del servizio postale.
Alcuni dei manifestanti furono denunciati e sottoposti a processo con l'imputazione di aver protestato «contro lo spirito della guerra per deprimere lo spirito pubblico», per poi essere assolti con sentenza emessa dal Tribunale di Isernia il 28 giugno 1918 in quanto il fatto non costitutiva reato. Da altri documenti si apprende che nei fascicoli penali presso il Tribunale di Isernia risulta presentata denuncia da parte del Sindaco nei confronti di una donna, Giovanna Di Nucci, accusata e sottoposta a processo per aver il giorno 14 marzo 1918 imprecato pubblicamente contro la guerra tanto da mettere in subbuglio l'intero rione di Sant'Antonio. La protesta fu inscenata in occasione dell'emanazione del bando riguardante la macinazione del grano. Seguì, anche in questo caso, sentenza di assoluzione. È inoltre importante sottolineare che tra i soldati del nostro paese non vi furono disertori; alcuni renitenti alla leva vi furono solo tra i giovani che, negli anni precedenti, per guadagnarsi il pane, erano emigrati nelle Americhe.
A guerra finita il Ministero della Pubblica Istruzione, con lettera circolare del 27 dicembre 1922 e con circolare n. 73 del 28 dicembre dello stesso anno, invitava i Comuni italiani a realizzare i Parchi della Memoria a ricordo dei caduti. Capracotta rispose piantando i pini che oggi rappresentano la "Pineta del Ricordo", nelle immediate vicinanze del Santuario della Madonna di Loreto, dove nel mese di novembre del 1996, su iniziativa dell'Amministrazione Comunale, fu posizionata una targa con incisa una frase di Gandhi: «Non credere alla possibilità di una pace permanente vuol dire non credere alla santità della vita umana» e l'elenco dei fanti-contadini capracottesi caduti nel corso delle operazioni belliche della Grande Guerra, accompagnato da un significativo commento del prof. Loreto Di Nucci.
Antonio Vincenzo Monaco
Fonte: V. Di Nardo (a cura di), Capracotta e la memoria della Grande Guerra (1916-2016), Capracotta 2016.