Alle prime ore del pomeriggio quando il sole era ancora alto e il caldo forte per la strada compariva Paiele curvo a passare la scopa di saggina, anch'essa curva per l'uso.
A volte indossava un grembiule a volte no, la camicia infilata nei pantaloni sottolineava l'arco deforme della schiena evidenziando le sproporzioni del corpo basso e storto piantato nei larghi scarponi che al passo gli davano una rigidità innaturale.
Con diligenza egli raccoglieva foglie, fieno, pietre e sterco di vacche o di cavalli, ne faceva mucchi che poi ripassava a prendere.
Affaticato dal caldo raramente alzava il viso per scambiare qualche parola con i pochi passanti, per tutto il tempo del suo lavoro teneva la bocca sdentata appena aperta in maniera che il mento già lungo e obliquo rasentava il petto.
S'interrompeva a tratti per asciugare il sudore con un ampio fazzoletto passato sotto il berretto logoro e sulla fronte per seguire chissà quali ragionamenti in un alterno soliloquio, prendendosela anche con il vento che gli complicava la fatica.
Schivo con tutti, sembrava avere fretta di finire il suo lavoro e mal tollerava interruzioni e impedimenti, accettava di buon grado solo un bicchiere di vino e poi ripartiva con il suo umile carico in discesa.
Flora Di Rienzo
Fonte: F. Di Rienzo, Piccolo florilegio, Capracotta 2011.