Il torrente Verrino, modesto corso d'acqua con la sorgente a quota 1.200 m.s.l.m., ai limiti dell'abitato di Capracotta, presenta scenari e ambienti selvaggi che ne fanno un ecosistema raro, ben conservato e con la presenza di numerose testimonianze di opifici lungo le sponde. L'orografia dei luoghi, soprattutto nella parte iniziale, e la necessità di superare un notevole dislivello, pari a circa 300 metri in soli 4 km., determinano uno scenario particolarmente tormentato. Il fiume scorre spesso tra pareti instabili, composte prevalentemente da rocce scistose, ma sempre dense di vegetazione, con essenze di ontani, salici, pioppi, aceri, maggiociondoli, noccioli, carpini, rovelle ed un sottobosco dove è costantemente presente il pungitopo. Nel Piano Paesaggistico l'area viene elencata fra gli elementi di valore eccezionale poiché «la presenza di salti d'acqua e di cascate naturali associate ad una fauna ed una flora pressoché intatte e incontaminate fanno della parte alta del fiume Verrino uno dei posti più belli e naturalmente conservati nell'intera area».
Dalla stradina, sulla sinistra idrografica, si ha la visione completa dello spettacolo con lo scenario di una serie di cascate immerse tra una folata vegetazione così descritta da Lucchese: «Sulle pareti rocciose, che per la loro natura calcarea risultano più resistenti all'erosione dell'acqua, si osserva la presenza di una vegetazione rupestre di notevole interesse e bellezza... A queste specie si accompagnano densi cespi di edera dalla crescita rampicante rigogliosa. Tali associazioni si osservano sulle pareti stillicidiose o nei pressi delle cadute d'acqua, per cui le cascate assumono un aspetto attraente, quasi da far pensare ad un tipo di vegetazione addirittura tropicale, suggestione aumentata dagli arbusti che spuntano abbarbicati sulle pareti, quali il leccio, il terebinto, il fico. Infine, c'è da sottolineare che sulle pareti umide crescono densi popolamenti di muschi ed epatiche incrostanti che contribuiscono ad aumentare la particolare suggestione di un ambiente unico ed eccezionale».
Ma la eccezionalità, non solo naturale, appare motivata anche dalla presenza di una centralina idroelettrica, tre mulini di cui uno in buono stato, e di una ramiera, testimonianze presenti nel solo tratto sino al mulino Casciano, nei pressi del ponte della ex statale 86. Oltre vi sono una serie di fonderie e mulini, come quello scamozza ancora funzionante, azionati dalle acque del Verrino che dopo aver mosso macine e magli, si gettano nel Trigno, poco più di 20 km. dopo, in località Sprondasino. Un vero percorso di archeologia industriale i cui elementi potrebbero essere facilmente collegati con un percorso pedonale panoramico, che andrebbe sistemato con piccole opere.
Si tratta di un'area in cui l'aspetto selvaggio dei luoghi, i notevoli valori ambientali, i caratteri geologici, le testimonianze legate alla vita vissuta ne fanno un ambiente «unico assimilabile ad un monumento naturale, in cui non è stato modificato il rapporto uomo-natura».
Claudio Di Cerbo
Fonte: C. Di Cerbo, Il Parco fluviale del Verrino, Consorzio Moli.Gal, Capracotta 2001.