Agli amanti della pesca a spinning oggi noi di Piscor.com vogliamo presentare un itinerario insolito, in un territorio ancora non urbanizzato, caratterizzato da un'orografia prettamente montuosa, con foreste incontaminate di abeti, faggi e cerri (non a caso alcune di esse si fregiano del prestigioso appellativo di M.A.B.) e torrenti cristallini: parliamo dell'Alto Molise, area geografica conosciuta da pochi ma con un potenziale attrattivo enorme, soprattutto nei confronti di quegli appassionati che amano la natura "vera"!
La catena montuosa dell'Appennino centro-meridionale è contraddistinta dalla presenza di numerosi corsi d'acqua a carattere tipicamente torrentizio (come il Verrino, torrente che sorge nel comune di Capracotta, sviluppando pienamente il suo corso nel comune di Agnone e confluendo a valle nel fiume Trigno) che ospitano quella specie ittica che viene definita da noi pescatori la regina delle acque dolci: stiamo parlando della trota fario italica autoctona.
La fario italica autoctona differisce dalla "cugina" inibridata d'allevamento anzitutto per la colorazione della propria livrea: premesso che la pigmentazione può variare a seconda dell'ambiente in cui essa vive si può asserire che generalmente nella fario italica la puntinatura dorsale e laterale assume un colore rosso vivo contornata da un cerchio bianco, mentre, nella zona ventrale, padroneggia il giallo canarino; tali colorazioni così marcate sono del tutto assenti nelle fario immesse dalle associazioni di pesca durante il preapertura.
La fario autoctona, essendo tale, è molto più smaliziata e diffidente rispetto alla corrispettiva da allevamento, di conseguenza molto più difficile da insidiare: elegge come habitat ideale in cui vivere acque molto ossigenate e tendenzialmente fredde, ha abitudini territoriali e si ciba prevalentemente di insetti ma in età adulta può prediligere anche piccoli anfibi o addirittura suoi simili, inizia a riprodursi intorno al secondo anno di età, nel periodo che va da ottobre a febbraio.
Di contro questo pesce è molto delicato, non ha la "pellaccia dura" di cavedani e barbi ed è stato capace di resistere all'estinzione (come invece non è avvenuto altrove) proprio grazie alla purezza delle acque in cui vive ed alla presenza in esse di microrganismi ed insetti di ogni tipo che rappresentano il suo sostentamento: nel momento in cui noi (esseri umani) smetteremo di salvaguardare la sanità delle nostre acque, allora cesserà di esistere in esse anche la Fario Italica, il discorso è drammaticamente semplice!
Con l'avvento della buona stagione (e con la speranza che gli effetti della pandemia con i vaccini possano mitigarsi permettendoci di tornare alla nostra libertà) inizia anche la stagione di pesca relativa allo spinning in torrente. Tale categoria di pesca nel Verrino è molto più praticabile in estate anziché in inverno, la motivazione è da ricercare nella presenza d'acqua nei piccoli e tortuosi corsi idrici dell'Appennino italiano: in inverno infatti, la loro portata troppo imponente rappresenta un serio rischio per lo spinnerista che deve "risalire" il torrente, inoltre, l'eccessiva presenza d'acqua e la forte corrente condizionano non poco la visibilità dell'esca stessa in acqua, con conseguente e giustificato "disinteresse" da parte della trota fario, la quale al contrario, in estate, quando l'acqua scarseggia ed è più chiara, attacca con molta più voracità (con scatti che possono raggiungere i 50 km orari) il nostro cucchiaino, per il semplice motivo che "lo vede".
Se in acqua limpida la trota vede il nostro cucchiaino vuol dire che può vedere anche noi, quindi l'approccio giusto ad una piccola pozza del Verrino è cercare di non avvicinarsi troppo all'argine in fase di lancio, di avanzare chinati e lanciare con precisione, possibilmente senza incagliare, altrimenti il frastuono che ne deriva fa si che la suddetta pozza sia "bruciata".
Nella pesca a spinning alla trota lungo il corso del Verrino, in Alto Molise, occorre montare un cucchiaino rotante dal peso e dalla dimensione riferibili alla portata idrica presente in quel determinato periodo. Con più acqua utilizzeremo un rotante più pesante, anche se, è sempre preferibile applicare al nylon misure più piccole (misura 1 è l'ideale) in quanto più reali, più simili alla grandezza effettiva di un insetto acquatico, quindi più appetibili per la trota.
La paletta del cucchiaino può essere prevalentemente argentata o dorata, con o senza puntini (quelle neutre di solito hanno un effetto più attrattivo, in quanto i puntini sulla paletta vorrebbero richiamare la colorazione di un avannotto) ma non dobbiamo dimenticare che il cucchiaino rotante viene impiegato dal pescatore con l'auspicio che sembri il più possibile un insetto, se si vuole esortare la trota fario al cannibalismo bene, ma servono altre tipologie di esche artificiali (ad esempio piccoli minnow, crank e ondulanti).
I modelli di cucchiaini rotanti possono essere vari nella forma e nel peso e di diversi marchi, tra i più noti annoveriamo gli inossidabili (nel vero senso della parola) Mepps, i Martin ed i Mapso; io personalmente ho una leggera propensione per i primi, ai quali, con una pinza, schiaccio gli ardiglioni affinché la slamatura del pesce sia indolore e la sua reimmissione in acqua più rapida ed agevole possibile.
Per praticare tale tipologia di pesca, oltre al cucchiaino, dobbiamo disporre di un moschettone al quale applicarlo che faciliti la possibilità di cambiare rotante ogni qual volta lo riteniamo opportuno, senza dover spezzare la lenza. Il suddetto moschettone va fissato ad un nylon che abbia un diametro ideale compreso tra gli 0,12 e gli 0,16 mm, non si necessita di diametri maggiori in quanto la taglia delle trote fario italiche che vivono nel Verrino non è mai troppo elevata; in ogni caso, nelle pozze più profonde e capienti, può aggirarsi tranquillamente qualche "pezzo da novanta", e, nel caso mangi, occorre giocare di frizione senza forzare il recupero.
La canna ideale per effettuare spinning al Verrino può essere una "due sezioni" che non superi 2,10 m aperta, in quanto la vegetazione è molto fitta e una canna più lunga sarebbe impossibile da gestire; l'ingombro della stessa è altresì importante, la pesca in queste tipologie di torrenti è un continuo ed impegnativo trekking, di conseguenza bisogna avere meno impedimenti possibili in fase di "risalita" (in questo caso mi sento di consigliare l'utilizzo di piccole canne da spinning telescopiche).
Infine il mulinello: va benissimo un mille front drag marcato Trabucco, Tubertini, Colmic, Shimano, Daiwa o qual si voglia grande marchio tranquillamente reperibile presso Piscor. In ultimo ma non meno importante: per "risalire" il Verrino è giusto indossare un paio di Waders soprattutto in primavera ed autunno e accertarsi di possedere la licenza di pesca nelle acque interne, che ha validità su tutto il territorio nazionale.
Questo itinerario del Verrino, nel cuore del Sannio altomolisano, è un'esperienza di pesca che dovrebbe compiere chiunque ami lo spinning alla fario in torrente almeno per due motivi fondamentali. La prima ragione sta nella dilagante emozione che può comportare l'incontro, la cattura di un essere vivente a dir poco ancestrale come la trota fario autoctona; la seconda sta nell'avere l'occasione di poter pescare, e di godere in generale di un territorio splendidamente incontaminato, un eden che rappresenta con forza ed orgoglio una delle ultime realtà ambientali capaci di conservare quell'habitat originale pre-urbanizzato, che sta diventando sempre più raro nel nostro bel Paese.
Alessandro Scarponi e Luca Caslini
Fonte: https://www.matchfishing.it/, 26 maggio 2021.