(Capracotta, 1733 - Roma, 1780)
La famiglia Pizzella era una delle più antiche e in vista di Capracotta ma abbandonò definitivamente il paese sul finire del XVIII secolo, trasferendosi perlopiù a Roma.
Nella prima metà del '700, tuttavia, vi erano a Capracotta due nuclei di quel casato ed in uno di essi figurava l'agiatissimo Mattia Pizzella, il quale, nato nel 1693, viveva in una casa «palatiata di membri 18» nel Ristretto della Terra ed era annoverato - così come lo era stato suo padre - tra i grandi proprietari iscritti alla Regia Dogana della Mena delle pecore.
Mattia, vedovo di Antonia D'Andrea, sposata nel 1712, viveva coi figli Giovanni, Saverio, Nicola e Giuseppe. La figlia Anna Rosa era monaca a S. Chiara in Agnone mentre un figlio di nome Alessandro, purtroppo, era morto infante. Il fratello maggiore di Mattia, Bernardo Antonio, risultava proprietario della medesima casa ma non vi risiedeva poiché era cameriere segreto del papa e, dal 1727, era stato nominato vescovo di Costanza in Celesiria.
Ai fini di questa "Prima antologia di poeti capracottesi" è Giuseppe Maria Pizzella, il figlio più piccolo di Mattia, ad aver attirato la mia attenzione perché nel 1778 aveva sposato la contessa Maria Giulia Crisolini, sensibile poetessa iscritta dal 1775 all'Accademia dell'Arcadia, un prestigioso club di poeti bucolici del quale era socia, sotto lo pseudonimo di Lyda, anche sua cognata Maria Cuccovilla (1735-1807), moglie di Giovanni Pizzella.
Fu così che Giuseppe Pizzella si trasferì anch'egli a Roma, in casa del suocero, «che abitava nel Palazzo Strozzi», oggi Palazzo Besso, un edificio nobiliare che affaccia su largo di Torre Argentina.
Allo stato attuale è possibile attribuire soltanto un sonetto al Pizzella: si tratta di un'ode in morte di Pietro Antoniani (1740-1805), poeta e pittore milanese trapiantato a Napoli, facente parte d’una raccolta dell'editore Mazzola-Vocola costituita da canti funebri che i rispettivi autori avevano declamato a un’adunata accademica del 13 ottobre 1778.
Il fatto che Maria Giulia Crisolini poetasse con successo nel circolo arcade - in cui aveva scelto lo pseudonimo di Nigella Caristia - mi porta a pensare che il sonetto che leggerete di seguito possa essere farina di quest'ultima, o che la Crisolini abbia aiutato il marito nella stesura del testo. Tuttavia, per quanto riguarda più specificatamente il canto funebre, Giuseppe Pizzella canta il «felice Eroe» che, elevandosi dalle meschinità del mondo, «se n'ascese al Cielo» al pari d'un santo. Il metro utilizzato è quello del sonetto stilnovista con 14 endecasillabi a schema ABBA-ABBA|CDC-DCD.
È interessante notare come la totalità delle fonti consultate fissi l'anno di morte di Pietro Antoniani al 1805, una data indicata per la prima volta da Gottardo Garollo nel suo "Dizionario biografico universale". L'esistenza di una raccolta di sonetti composti nel 1778 in occasione della dipartita del pittore milanese diventa a questo punto la fonte bibliografica più autorevole in grado di correggere la data di morte finora conosciuta dell'Antoniani.
Per tentar di completare un sintetico quadro biografico di Giuseppe Maria Pizzella, posso aggiungere che egli morì prima del 1781, poiché in quell'anno sua moglie Giulia scrisse un altro sonetto funebre, "Colpa fu sol dell'uom, se l'empia mano", dedicato alla scomparsa del medico Luigi Visoni, in cui si legge: «Dolente anch'io lo Sposo or chiamo invano / questa di mie pene è la più fiera, / ma se illeso non va chi altrui fe' sano, / ceder conviene alla Nemica altera», lasciando intendere che il marito Giuseppe fosse volato in cielo prima dell'amico Visoni.
Francesco Mendozzi
Fonte: F. Mendozzi, Prima antologia di poeti capracottesi, Youcanprint, Lecce 2023.