Pochissimi anni dopo la bella avventura natalizia di cui vi ho parlato in un precedente "sbuffo di polvere" (qui) ci preparavamo ad affrontare, insieme a Serafino, un'altra notte di Natale.
Ma a partire dal giorno 22 dicembre il meteo dichiarò guerra. Una forte bufera... anzi: la solita bufera!
Il punto stava nel fatto che Serafino era ancora a Campobasso e io mi trovato a Rieti. Il pomeriggio del 24 una telefonata di Serafino mi comunicava che nevicava anche in città e mi accorsi che qualche fiocco cadeva anche sull'Alta Sabina.
Capracotta, per entrambi, era purtroppo irraggiungibile.
A salvare le sorti della veglia fu la disponibilità e la presenza in paese del giovanissimo amico, e anch'egli compagno di studio all'organo: Giuseppe Di Rienzo. Tuttavia aveva scarsa conoscenza dell'Oratorio di Natale e lo sprovveduto che racconta non aveva ancora mai avuto la prontezza di stenderlo su carta. Fino a quel momento gli organisti se lo tramandavano "a voce" e ne esisteva qualche cenno in delle audioregistrazioni amatoriali.
Con una di queste - e col telefono cellulare (agli albori!) - Pino (consentitemi il diminutivo), credo in piena tempesta emotiva, salì all'organo poche ore prima della messa di mezzanotte. Da Rieti gli spiegai i passaggi, i registri, la posizione delle mani e il ritornello di azionamento delle "scopine".
Il primo scoglio da superare per un novello organista liturgico è la capacità di recuperare da una "svirgolata", non tanto per rimettere in carreggiata il brano, quanto per evitare o sconfiggere quel momento ovattato e fuori dalla realtà in cui ti accorgi che stai "deragliando", mentre hai gli occhi - e le orecchie - di tutti puntati addosso, la voglia di piantare tutto e volare giù dalle scale in maniera invisibile. Si rischia il "blocco".
Credetemi, non fu facile ma il volenteroso giovane organista Pino si dimostrò veramente in gamba e la veglia di Natale trascorse bianca e celebrata dall'organo con il suo coro. Il "novellino" ebbe così il suo battesimo da organista della Collegiata... e che battesimo!
Ecco un altro ricordo emerso dalla "polvere di cantoria".
Il coro è sceso, le luci si affievoliscono, ed io chiudo i registri, spengo la luce del leggio e disattivo il soffiatore mentre il profumo dell'incenso si disperde nelle volte della Chiesa Madre insieme al riverbero dell'ultima cadenza.
P.S.: Breve cenno di organaria: La "scopina", o "regale fisso", è un registro ad ancia, dove il suono è prodotto da una linguetta che vibra, armonizzato da un padiglione (risuonatore), a differenza delle canne classiche dette "registro ad anima". La scopina emette un suono fisso accordato sulla nota in quinta (V° grado o dominante) della tonalità di esecuzione del brano proprio come avviene nella zampogna. Ad esempio: suonando in sol maggiore alternerò il sol maggiore (tonica) con la dominante: re maggiore. La quinta di sol è re che poi è la fondamentale del re maggiore. Quindi la scopina, in questo caso, emetterà il re (tonalità della "Ninna nanna al Bambino Gesù").
Francesco Di Nardo