A quei tempi la carta semplice era rara e chi vendeva generi alimentari utilizzava la cartapaglia anche se, il più delle volte, il cliente portava con sé un canovaccio o un grembiule (senàle o mandèra) che fungevano da sporta.
A proposito della penuria di carta, ricordo zio Corradino, mitico custode e tramandatore della saggezza contadina e popolare, un uomo che creava il silenzio generale ogniqualvolta cominciava a raccontare storie, e la cui esposizione era accompagnata da una mimica magistrale. Ogni suo racconto era una catartica lectio magistralis che spesso finiva in sonore e prolungate risate: i "fatti" di zio Corradino cominciavano drammatici e terminavano divertentissimi. Il racconto che segue è stato tramandato da lui.
Agli albori del Novecento una famiglia contadina che viveva in una masseria a qualche chilometro da Capracotta, mandò a chiamare il medico per un congiunto anziano e malato. Il dottore arrivò a cavallo e visitò l'infermo, dopodiché avrebbe dovuto prescrivere le medicine da comprare in farmacia, ma aveva dimenticato di portar con sé la carta. La chiese ai contadini che cercarono invano in ogni angolo della casa, cosicché si decise che il medico avrebbe scritto la ricetta su una porta interna. Il giorno dopo il figlio del contadino la scardinò, la caricò sulla groppa dell'asino e si presentò dal farmacista dicendogli che doveva acquistare delle medicine ma che la ricetta attendeva sull'asino, fuori dalla farmacia.
Quanto stupore e quante risate quando lo speziale uscì e si trovò davanti quella scena!
Antonio D'Andrea
Fonte: A. D'Andrea, La pecora che miagola perde il boccone. L'immensa eredità di Lucia di Milione: strega, amazzone e sacerdotessa di Capracotta, Youcanprint, Lecce 2019.