Povero Capracotta, di acqua privo.
Nemmeno l'acqua! povero assetato.
In tutte le fontane c'è il mercato
di conche che s'infilano all'arrivo...
È vergognoso quel formicolaio,
che, se non si provvede, è un vero guaio.
O a periodi,
o pronta cassa,
s'imponga al popolo
quest'altra tassa;
sebbene è carico
che Dio lo sa,
ma questo lo ordina
necessità.
Fortuna vuol che l'acqua non occorre
soltanto al popolin, che anzi è il meno;
se così fosse basterebbe il freno
col dir che del problema si discorre...
Ma col discorrer, d'acqua non ne viene.
Ne abbiam le teste ingombre, ed anzi piene.
Siamo nel secolo
del gran progresso,
far troppo l'umile
non è lo stesso...
Ci vuol la madre
di pulizia,
se no ci seguita
la malattia.
Più volte si parlò di serbatoi,
e poi di tubatura, del Verrino,
così, passando il tempo, pian pianino,
si aspetta ancora quel famoso... «poi»,
ma noi crediam che la cosa più certa
è quella di restare a bocca aperta!
Tutti speravano
più attività.
Ed ora, il Sindaco,
che è il Podestà,
dal cuore nobile
che mostra in volto,
l'intero popolo
ci spera molto.
Nell'imbarazzo c'è, quest'è assodato,
come in tutte le cariche di onore...
Ma questo inestimabile favore
non è diretto a questo o quel privato;
e se di dirlo chiaro mi è permesso,
è pure un gran favor che fa a se stesso.
Si cambi il tavolo
dell'adunanza;
e, se è possibile,
anche la stanza!...
Là, dove al solito
si discuteva,
e terminavano
quando pioveva...
Questo sì bel paese di cui parlo,
ricco di erbaggi, boschi, ed aria pura,
essendo situato a troppo altura,
l'acqua non potrà mai bene innaffiarlo
se per la soluzione del gran problema
non gli si offre un polso che non trema!
Al nuovo Sindaco,
diamo un saluto
reverentissimo
di benvenuto.
Bene augurandoci,
a breve andare,
studiar per l'opera,
e cominciare!
(1930)
Nicola D'Andrea
Fonte: N. D'Andrea, Le poesie di Nicola D'Andrea, Il Richiamo, Milano 1971.