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I pregiudizi sessuali del popolo italiano


Sifilide

In molti luoghi per guarire l'ernia dei bambini si esegue, tuttavia, la prescrizione di Marcellino, il medico di Teodosio, facendo passare il piccolo infermo con tutte le precauzioni che il rito superstizioso impone, attraverso il fusto di un querciuolo o di un olmetto spaccato in due. La guarigione dell'ernia o della rottura o crepatura, come volgarmente chiamasi, è condizionata alla restituzione, per opera dell'arte e della natura, allo stato integrale dell'arboscello, le cui parti del fusto spaccato si ricongiungono e si legano, dopo la cerimonia, per farle rinsaldare.

In molti altri luoghi si crede che a guarirsi della blenoraggia e, perfino, della sifilide, basti il contatto dei propri genitali con quelli di un individuo dell'altro sesso in stato di purità o di castità. Si contano a diecina e diecina i delitti commessi in forza di tale pregiudizio, al quale partecipano non solo gli uomini (questi sono spinti a violare, fanciulle impuberi), ma anche le donne. A Capracotta, nel Molise, una mala femmina di Agnone, nella fede di liberarsi dalla sozza infermità di cui era affetta, si congiunse con un povero idiota, Gaetano Di Bucci, inoculandogli il terribile morbo che lo rese deforme e gli procurò il nomignolo di Cupaione.

Se la legge è violata dalla superstizione, l'igiene è addirittura calpestata, insieme coi precetti d'arte medica e chirurgica. È comune la credenza nei filtri, i quali spesso sono composti con qualche goccia di sangue mestruo, con qualche stilla di liquido seminale, con pezzettini di placenta, di cordone ombellicale.

Talvolta, come accade in qualche paese del napoletano, a dire di un dotto folklorista, che è anche magistrato, è l'uomo che ad accendere la fiamma dell'amore nella donna desiderata o per maggiormente avvincerla a sé, le offre nel pane qualche goccia del proprio seme generatore; spesso poi, è la donna che a legare l'uomo di cui teme il distacco e l'abbandono, gli fa ingoiare qualche filtro composto col proprio flusso mensile.


Raffaele Corso

 

Fonte: R. Corso, I pregiudizi sessuali del popolo italiano, in «Rassegna di Studi Sessuali», IV:3, Roma, maggio-giugno 1924.

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