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La Pretura di Capracotta e i suoi pretori più illustri



I problemi finanziari del Regno d'Italia non permisero nel 1891 di realizzare un censimento della popolazione, ma in quello precedente del 1881 Capracotta contava 3.902 abitanti. Il quarto mandamento del circondario di Isernia, di cui la nostra cittadina era capoluogo, comprendeva altri quattro comuni: Castel del Giudice (1.639 ab.), Pescopennataro (1.470 ab.), San Pietro Avellana (2.472 ab.) e Sant'Angelo del Pesco (1.461 ab.), raggiungendo una popolazione complessiva di 10.944 abitanti.

L'ultimo censimento generale della popolazione del 2011 ha registrato invece 950 abitanti a Capracotta, 355 a Castel del Giudice, 300 a Pescopennataro, 537 a San Pietro Avellana e 368 a Sant'Angelo del Pesco, per una popolazione totale di 2.510 anime, due terzi di quella che nel 1881 risiedeva a Capracotta e poco più di quella che viveva allora a San Pietro Avellana. Un confronto che lascia attoniti.

Tale confronto, di per sé, giustifica abbondantemente l'abolizione degli uffici di pretura in comuni come il nostro, in cui il dato giuridico, anche in tempi demograficamente non sospetti, era già spaventosamente inefficiente: basti pensare che nel 1967 «il coefficiente della Pretura di Capracotta è 0,06 [ovvero] c'è lavoro per un ventesimo di magistrato, all'incirca». Nel 1978 il divario aumentava ancora: «il tribunale di Mistretta ha una circoscrizione di 27.000 abitanti; ed esistono preture come Capracotta con meno di 5.000 persone».

La necessità politica di sopprimere le preture mandamentali e le tante riforme tese a razionalizzare la giustizia italiana nulla tolgono all'importanza di questo ufficio pubblico che tra il 1809 e il 1989 ha rappresentato uno strumento fondamentale per avvicinare lo Stato centrale alla periferia, lubrificando i meccanismi del primo grado di giudizio nei processi civili e penali, che altrimenti avrebbero intasato i grandi tribunali, come poi è oggettivamente accaduto.

Ma cos'era la pretura nello specifico? Negli ordinamenti moderni il pretore era un giudice a cui era affidata la giurisdizione in materia civile e penale, oltre a importanti compiti di natura amministrativa e di volontaria giurisdizione, tra cui i giudizi in tema di lavoro e previdenza, di opposizione avverso sanzioni amministrative, oppure, in veste di giudice tutelare, le inchieste in materia di infortuni sul lavoro, il controllo dei registri dello Stato civile, la presidenza della commissione elettorale mandamentale, il controllo del funzionamento degli uffici del giudice conciliatore, la direzione delle carceri mandamentali ecc.

La pretura era dunque un organo monocratico, in quanto la giurisdizione era esercitata da un magistrato unico, non da un collegio. Essa aveva sede nei capoluoghi di provincia, di circondario e di mandamento, come nel nostro caso.

La legge n. 30/1989 abolì le preture mandamentali istituendo la pretura circondariale, dalla quale dipendevano, per alcune funzioni, le altre preture (definite sezioni distaccate). Successivamente il giudice di pace, istituito nel 1991, ha assorbito, oltre alle funzioni dei giudici conciliatori, anche alcune funzioni che appartenevano ai pretori.

Infine il d.lgs. n. 51/1998 ha disposto la soppressione di tale organo sostituendolo con il giudice di tribunale, detto anche giudice unico di primo grado, a far data dal 2 giugno 1999 per tutti i processi civili e dal 2 gennaio 2000 per tutti i processi penali, il quale decide in composizione monocratica, escluse alcune ipotesi in cui è tassativamente prevista la composizione collegiale.


Lapide dell'avv. Michele Falconi, vicepretore di Capracotta.

Mi sembra doveroso fornire un elenco - incompleto ma il più esauriente possibile - di tutti i magistrati che hanno esercitato le funzioni di pretore nel nostro Comune, a partire dal grande giurista cosentino Vincenzo Lomonaco (1811-1883) che, «superata felicemente la prova di pubblico concorso fu con decreto dell'11 giugno 1838 nominato regio giudice del circondario di Capracotta»:

  1. Vincenzo Lomonaco (1838-39);

  2. Vincenzo Gismondi (1849-50);

  3. Filippo Ricciuti (1850-1851);

  4. Raffaele Meale (1851-1854);

  5. Matteo Giordano (1854-1859);

  6. Francesco Cocco (1863), sospeso;

  7. Vincenzo Varclè (1863);

  8. Luigi Arcuri (1863-64);

  9. Nicola Giovannitti (1864-65);

  10. Francesco Bruni (1865-66);

  11. Giuseppe Giustino Giordano (1868-70);

  12. Antonio Ciamarra (1872-73);

  13. Alfonso Striani (1873-74);

  14. Gaetano De Salleri (1874-75);

  15. Antonio Avigliano (1878-79);

  16. Domenico Crescenzi (1879-80);

  17. Giulio Rocco Forgione (1880-81);

  18. Nicola Fusco (1881-83);

  19. Pietro Conto (1883);

  20. Filippo Moriniello (1883-84);

  21. Raffaele Rebecchi (1884),

  22. Mariano Tedeschi (1884-85);

  23. Francesco Piergianni (1885-86),

  24. Renato Luciano Bardari (1886), reggente per aspettativa del titolare;

  25. Gaetano Perna (1886-87);

  26. Ernesto Milano (1887-92);

  27. Antonio Campanile (1892);

  28. Vincenzo Martino (1892-93);

  29. Alessandro Carrella (1893-94);

  30. Vittorio Buresti (1894-96);

  31. Enrico Granata (1894-95), reggente per aspettativa del titolare;

  32. Gaetano Canzano (1896-97);

  33. Vincenzo Gesuè (1897-98);

  34. Domenico Colozza (1898-1900);

  35. Goffredo Martella (1900-04);

  36. Domenico Giuseppe Tito Casilli (1904-06);

  37. Raffaele Ferrara (1906-07);

  38. Alfredo Lombardi (1908-10);

  39. Ennio Giorgi (1910-12);

  40. Giorgio Borrelli (1912-14);

  41. Giovanni Senerchia (1914-20);

  42. Olinto Conti (1920-22), reggente per posto vacante;

  43. Michele Cerabona (1922-23);

  44. Gaspare Tusa (1923-24);

  45. Alfredo Ricciardelli (1924-25);

  46. Carmine Natalizia (1926-27);

  47. Oliviero Piccinini (1927-28);

  48. Cosmo Perna (1928-30), reggente per posto vacante;

  49. Leopoldo Baumgartner (1930-31), reggente per posto vacante;

  50. Nicola Gargiulo (1931-32), reggente per posto vacante;

  51. Luigi Cutelli (1932-33);

  52. Michele Amendola (1933-34), reggente per posto vacante;

  53. Aurelio Esposito (1934-38);

  54. Pasquale Barbato (1936-37), reggente per aspettativa del titolare;

  55. Donato Carnevale (1938), reggente per posto vacante;

  56. Claudio Giaccio (1938-39);

  57. Carlo Gianlombardo (1939-40);

  58. Giuseppe Curzio (1943-44);

  59. Giovanni Sette (1946-47);

  60. Giuseppe Gualzetti (1958-60);

  61. Mario Fedele (1962-64).

Attestata sin dal 1838 come Regia Giudicatura di circondario, la Pretura di Capracotta era situata in corso S. Antonio e la sua giurisdizione, come già anticipato, si estendeva su altri quattro comuni. L'organico dell'ufficio capracottese era formato da cinque dipendenti pubblici: il pretore, un vicepretore, il cancelliere, un vicecancelliere e un usciere. Se il pretore e l'usciere erano unici per l'intero Mandamento, le cariche di vicepretore e cancelliere variavano per ogni comune ma spesso, in assenza dei titolari, venivano ricoperte dal sindaco o dal segretario comunale.

Fra i giuristi più illustri a presiedere la Pretura di Capracotta ne devo menzionare almeno tre. Il primo di essi è Vincenzo Lomonaco, nato ad Aieta, in provincia di Cosenza, nel giorno d'Ognissanti del 1811 da Biagio, dottore in legge, e Rachele Marsiglia. Fin da fanciullo «si rivelò d'ingegno svegliato e dedito agli studi». Nel 1828 si trasferì a Napoli per completare ufficialmente la sua formazione ed è lì che «diede alla luce eleganti prose, e poesie, e monografie letterarie e scientifiche nei giornali e nelle riviste del tempo». Laureatosi il 16 marzo 1833, superò facilmente la prova di concorso e nel 1838 venne nominato regio giudice del Circondario di Capracotta, dopodiché, il 5 giugno 1839, fu promosso di classe e destinato al Circondario di San Sosti, nella natia provincia cosentina. Negli anni della maturità Lomonaco sarà autore di vari e validissimi studi storico-giuridici: dalla "Storia de' principii della legislazione" (1844) al "Dante giureconsulto" (1872), da "L'ortografia italiana" (1864) agli "Studii paralleli tra il mondo romano e germanico" (1874).

Tuttavia, la cosa che stimola il mio interesse sta in quel che disse l'on. Giuseppe De Riseis (1833-1924) alla Camera dei Deputati il 19 febbraio 1890, quando confessò all'illustre assemblea che Lomonaco, «essendo restato per parecchi anni nel paese del [...] celebre giureconsulto Stanislao Falconi, in Capracotta, completò colà su i libri i migliori studi, costretto dalla neve e dal freddo a non poter uscire o a studiare, senza avere certamente che pochissime cause né biblioteche od anche molti libri, ma soltanto pochi e buoni, e studiandoli molto. È là, egli diceva, che mi son formato giureconsulto, se lo sono. Ed infatti lo era». Grazie alle parole del De Riseis, insomma, posso affermare che l'insigne Vincenzo Lomonaco risiedette a Capracotta ben più dei 12 mesi in cui ricoprì la carica pretoriale e che proprio da noi trovò gli stimoli giusti per diventare il grande magistrato che tutti conosciamo.


Elisa Avigliano (1879-1962) e Salvatore Di Giacomo (1860-1934).

Un secondo giurista illustre che mosse i primi passi nel nostro paese fu Antonio Avigliano, illustre non tanto per gli studi giuridici - che pure furono eminenti - quanto per aver sposato la baronessa capracottese Silvia Falconi, con la quale diede alla luce, il 13 ottobre 1879, Elisa, futura moglie del poeta-paroliere Salvatore Di Giacomo. Elisa Avigliano, infatti, sarà la discreta musa ispiratrice di suo marito, seguendolo «in queste curiose escursioni e non si lasciava scoraggiare dalla scelta di mete, talvolta, insolite. La povera Elisa veniva indotta a seguire il Poeta per fondaci e angiporti, nei tenebrosi vicoli e chiassoli dietro Porta Capuana e il carcere di San Francesco, al Pendino, al Mercato, in una Napoli brulicante di colore, a caccia di documenti dal vero, da fissare sul taccuino o nella Kodak».

Un terzo ed ultimo pretore degno di menzione fu senza dubbio Ernesto Milano (1862-1933), ex uditore con funzioni di vicepretore nel mandamento dell'Avvocata di Napoli, prima di essere nominato, dal 1887 al 1891, pretore a Capracotta con uno stipendio annuo di 2.200 £ (circa 10.000 €), a seguito del trasferimento dell'avv. Gaetano Perna. Alla morte di Milano, avvenuta in piena epoca fascista, verrà celebrato come «eletta figura di gentiluomo e di studioso, [che] seppe affermarsi e conquistare l'estimazione generale; fu, infatti, fra i primi del concorso per uditori e seppe distinguersi per le doti d'intelletto, la dottrina e la solerzia, e nelle Preture di Capracotta nel Molise, in quelle di Esperia, di Sora e Caserta ove è sempre ricordato con ammirazione». Ernesto Milano fu anche un prolifico autore di monografie, studi giuridici e riforme legislative.


Il comm. Ernesto Milano sul settimanale foggiano "Il Gazzettino".

Aggiungo che durante il mandato di Milano la carica di vicepretore era affidata a Lorenzo Di Ciò (1845-1921), uomo di legge nato a Forlì del Sannio ma oriundo capracottese poiché, rimasto «orfano di padre all'età di soli cinque anni, fu cresciuto dai nonni paterni a Capracotta». Il 13 novembre 1887 Di Ciò rassegnerà le dimissioni per dedicarsi alla vita politica - diventando, cinque anni più tardi, sindaco di San Pietro Avellana - e all'attività notarile, venendo sostituito in quel ruolo da un nostro compaesano, l'avv. Michele Falconi, figlio di Giangregorio e Luisa Conti, confermando la tendenza all'avvicendamento delle nomine. La funzione di cancelliere era invece esercitata da Gaetano Del Trono, giunto a Capracotta nel 1886 da Roccasecca. Il 19 gennaio 1888, dietro sua esplicita richiesta, Del Trono lascerà il nostro paese per la Pretura di Pontecorvo ed il suo posto sarà assegnato al capracottese Vincenzo Mosca (1851-1898), vivacissimo studioso di diritto, specialmente dell'estinzione del reato a seguito della remissione della querela.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • G. Artieri, Penultima Napoli, Longanesi, Milano 1963;

  • Atti parlamentari, Camera dei Deputati, XVI:4, Roma, 19 febbraio 1890;

  • A. Avigliano, La nuova legge sull'ammonizione, Carabba, Lanciano 1890;

  • C. Castellano, Il mestiere di giudice. Magistrati e sistema giuridico tra i francesi e i Borboni, Il Mulino, Bologna 2004;

  • M. Cervi, La giustizia in Italia, Longanesi, Milano 1967;

  • Codice penale per gli Stati di S. M. il re di Sardegna, Lao, Palermo 1861;

  • L. Di Ciò, Dai feudi e titoli della famiglia d'Alena, Putaturo, Castel di Sangro 1896;

  • S. Di Giacomo, Lettere a Elena, Osanna, Venosa 1998;

  • A. Di Sanza d'Alena, In cammino nel tempo. Percorso storico genealogico della famiglia Di Sanza d’'lena e delle famiglie collegate, dal XVII al XXI secolo, Ilmiolibro, Roma 2015;

  • S. Felici, La remissione del querelante e la tassa sulle sentenze, Stracca, Frosinone 1896;

  • E. Gorrieri, È ancora valida una rivendicazione di settore?, in «Corriere della Sera», Milano, 29 settembre 1978;

  • V. Isacco e C. Salvarezza, Commentario della legge sulla pubblica sicurezza del 20 marzo 1865, Fodratti, Firenze 1867;

  • V. Lomonaco, Storia de' principii della legislazione, Azzolino, Napoli 1844;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, voll. I e II, Youcanprint, Tricase 2016-2017;

  • F. Mendozzi, In costanza del suo legittimo matrimonio. Sociologia del popolo di Capracotta desunta dai registri dello stato civile napoleonico (1809-1815), Youcanprint, Lecce 2021;

  • E. Milano, Di alcune riforme nel rito civile e penale dinanzi le più basse magistrature, Tip. dell'Ancora, Napoli 1891;

  • P. Paletti, Le tutele e le curatele nelle preture mandamentali e comunali, Ceccarelli, Terni 1888;

  • G. Trono, Lomonaco Vincenzo: necrologia, in «Il Filangieri», VIII:1, Vallardi, Milano 1883.

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