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Purché sia estrema


Marco Belpoliti
Militari italiani in Niger.

Lo dice anche la Contessa, una delle protagoniste del Dottor Mabuse di Fritz Lang: la vita è monotona, tanto monotona, e perciò c'è bisogno di qualche avventura. Ma se per incontrare la benedetta avventura negli anni Venti del XX secolo bastava entrare in una bisca clandestina dietro il proprio palazzo, adesso per riempire la vita di emozioni bisogna andare molto più lontano, in Africa almeno.

Lo chiamano "turismo estremo", e l'aggettivo è connotante. Come alpinismo estremo, volo estremo, speleologia estrema, e persino sesso estremo. Se non è estremo, non ci si prova neppure. "Estremo" ha sostituito come aggettivo "proibito"; anzi, oggi ne è la certificazione spaziale, perché il proibito - in questo caso il Lago Ciad, zona ad alto rischio, come aveva avvertito la Farnesina e non ditemi che i turisti sequestrati dai banditi non fossero allertati - è solo un confine, mentre "estremo" è invece uno spazio valicato. Meglio: spinto-sempre-più-in-là.

L'avventura cercata e trovata è appunto sempre "estrema", ovvero qualcosa di cui non si può fare a meno; così che per avere il fascino al di là del proibito, i turisti italiani rapiti in Niger sudorientale si erano rivolti - lo dicono i comunicati stampa - ad una agenzia turistica libica, Akno Tour, uno dei primi operatori di quel Paese, come affermano i lanci d'agenzia, la quale «offre pacchetti di viaggio originali» (ecco un altro aggettivo sapido: originale). Possibile che tra le vacanze a Diano Marina e il Ciad non esista nulla in mezzo?

Da qualche parte, ne sono certo, ci deve essere un'agenzia senegalese o forse somala che offre altre avventure di turismo estremo: il ferragosto a Capracotta e il Natale a Sulmona, l'esplorazione a dorso di mulo delle risorgive della provincia di Como e la risalita a piedi nudi del torrente Crostolo in provincia di Reggio Emilia. L'estremo non è solo il luogo, ma anche il modo, e questo dipende, ovviamente, solo da noi. Basta poco, una piccola inclinazione, lo spostamento del baricentro, uno sguardo "diverso" (ecco un altro aggettivo utile, ma purtroppo caduto in disuso), e subito appare l'altro-luogo, quello tanto ricercato: lontano e impossibile; meglio: imprevedibile. Ed è subito l'avventura che scaccia la noia. Turisti ancora uno sforzo: l'estremo è sempre più vicino, non occorre andare così lontano!


Marco Belpoliti

 

Fonte: M. Belpoliti, Purché sia estrema, in «La Stampa», Torino, 23 agosto 2006.

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