Secondo alcuni geologi gli Appennini si formarono circa 60 milioni di anni prima delle Alpi; altri, invece, ritengono che la storia della catena alpina incominci fra l'Eocene e l'Oligocene inferiore (circa 30 milioni di anni fa), mentre solo tra l'Oligocene superiore e il Miocene inferiore (da 30 a 16 milioni di anni fa) abbia avuto inizio la formazione degli Appennini.
Stando alle conoscenze scientifiche attuali, si può tuttavia affermare che circa 24 milioni di anni fa la Corsica e la Provenza, facendo perno sul golfo di Genova, ruotarono in senso antiorario e si distaccarono dall'Europa per portarsi verso l'attuale posizione. Questo fenomeno provocò uno sprofondamento dei territori a ovest del blocco sardo-corso con la conseguente formazione del bacino balearico e del Mar Ligure. Inoltre questa rotazione compresse ed accumulò i materiali verso est, producendo l'orogenesi appenninica, ovvero la nascita dei nostri Appennini, cui seguì l'apertura del Mar Tirreno, che portò al compimento del definitivo assetto geologico dell'Italia per come la conosciamo.
Quand'ero un ragazzino mi capitava di scorrazzare in campagna col mio amico Giacomo Carnevale, i cui nonni possedevano un po' di vacche. Proprio lì, tra i pascoli della Guardata e i prati coltivati delle Cese, Giacomo mi fece vedere una pietra che era stata utilizzata per erigere uno dei tanti muretti a secco: vi era chiaramente incisa sopra una conchiglia, un fossile di chissà quale era geologica. Molti anni dopo decidemmo di ritrovare quella pietra ma ogni sforzo fu vano: qualcuno l'aveva certamente presa.
Ho scoperto chi l'ha presa e ora possiedo finalmente una testimonianza fotografica di quel sasso che - guarda il caso! - contiene il fossile di una cosiddetta conchiglia di san Giacomo, che nell'immaginario cattolico rappresenta il pellegrinaggio di Santiago di Compostela. Persino san Rocco, il santo invocato contro la peste, viene spesso rappresentato con una conchiglia di san Giacomo appesa al mantello.
Questo tipo di conchiglia, infatti, era molto diffusa sulle coste galiziane, dove sorge da mille anni l'importante santuario in onore dell'apostolo Giacomo il Maggiore. E questo significa che milioni di anni fa le condizioni ambientali di Capracotta erano simili a quelle della Galizia: un clima oceanico con inverni relativamente miti e piovosi, ed estati fresche e abbastanza soleggiate. Ed in quest'oceano cenozoico le vette di Monte Campo, Monte Capraro e Monte Ciglione erano probabilmente niente più che gli isolotti d'un piccolo atollo altomolisano.
Francesco Mendozzi