Redipuglia: una doverosa visita a uno scenario fuori del tempo in cui si avverte un irreale e ossequioso silenzio. L'acqua, che in un canale sovrastato da un ponte, scorre placida, senza alcuna increspatura o sciacquio durante il suo lento cammino; si immette nell'Isonzo e con grande deferenza sembra che voglia rispettare il sonno dei circa 100.000 caduti.
I cipressi, alti quasi 50 metri, si stagliano a mo' di lancia verso il cielo, ondeggiano flessuosamente e ballano in compagnia del cinguettio degli uccelli nascosti fra i rami come a ricordare che la vita continua.
È qualcosa di inesprimibile l'ambiente che ci circonda, non ci sono parole nel delineare lo stato d'animo che ti attanaglia e ti pervade nel leggere i nomi di alcuni dei 39.857 soldati inumati, riconosciuti e ricordati singolarmente con le targhe di bronzo allineate sui 22 gradoni (alti 2,5 m. e larghi 12 m.) e le ripetute scritte "PRESENTE" che si protendono verso il visitatore di turno come a chiedere un abbraccio misericordioso che purtroppo non arriverà mai.
I caduti di Capracotta "presenti" e percepibili all'appello in questo smisurato sacrario sono:
Carfagna Calzella, 34 anni, gradone 4;
Carnevale Michele, 24 anni, gradone 4;
Di Tella Martino, 21 anni, gradone 7;
Evangelista Vincenzo, 28 anni, gradone 7;
Santilli Vincenzo, 34 anni, gradone 18.
I gradoni sono esposti a sud, forse per essere riscaldati dai raggi del sole, nell'intento di mitigare la fredda terra di sepoltura dei presenti, mentre gli altri 60.330 caduti non identificati sono stati tumulati in due fosse comuni e, purtroppo, non hanno avuto la stessa "sorte".
La stessa sensazione la si avverte stazionando davanti alla lapide intitolata ai fratelli Gasperino e Rodolfo Fiadino in località Sotto il Monte, fucilati per aver dato ospitalità a prigionieri fuggiti dal campo di concentramento di Sulmona.
Nelle vicinanze non c'è alcun fiume o canale in cui scorra silenziosamente l'acqua ricca di vita, bensì una fontana intitolata loro, posizionata di fronte alla lapide al di sotto della strada provinciale, per il cui raddrizzamento fu necessario abbattere i due alberi a cui i fratelli Fiadino erano stati legati per l'esecuzione della condanna capitale e che si trovavano a circa 10 m. ad ovest dell'attuale targa in marmo.
Li ricordiamo tutti con fierezza e in gran debito di riconoscenza perenne, perché per il coraggio e gli atti di eroismo, sfociati spesso, a causa di scellerate scelte politiche piovute dall'alto, nella morte o nell'inabilità fisica, hanno contribuito a donarci un bene incommensurabile: la libertà.
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.
[G. Ungaretti, "Soldati", 1918]
Filippo Di Tella