Lunedì 16 settembre 2024 è stato il bicentenario della visita del principe ereditario Francesco I di Borbone a Capracotta, una ricorrenza che credevo meritasse d'essere ricordata attraverso una passeggiata escursionistica che ripercorresse l'identico sentiero battuto allora dal principe e dal suo codazzo. Inoltre, quella ricorrenza era importante perché doveva ricordare quanto fosse arduo sottomettere i popoli montanari, visto che i nostri avi avevano scaraventato a valle il masso (definto «caduco» dalla scrittrice Lina Pietravalle) sul quale il futuro re aveva poggiato il suo piede nell'atto di mirare sette province del suo Regno. Lo scopo della mia escursione commemorativa, quindi, era quello di spiegare ai partecipanti che assolutismi, totalitarismi ed autoritarismi sono concetti che abbiamo alle spalle e ai quali non dobbiamo più cedere alcuno spazio.
Molti di voi sapranno quali e quante sono state le difficoltà burocratiche per ottenere l'autorizzazione del Comune di Capracotta ad apporre una piccola targa in alluminio, autorizzazione che, di fatto, mi è stata negata, corredata vieppiù da articoli sui social network e sui giornali locali. Ancor più singolare il fatto che la pagina di "Primo Piano Molise" (ed. del 12 settembre), in cui vi era la controrisposta del sottoscritto, sia stata persino "prelevata" dalla copia del quotidiano riservata ai soci dello Sci Club Capracotta, ai quali è stato dunque negato unilateralmente da "qualcuno" un diritto sacrosanto. Ma questo è uno dei tanti "misteri" della censura locale.
Insomma, se fossi un complottista direi che c'è una metodica operazione di boicottaggio ai miei danni da parte di "qualcuno", ma sono una persona mite e diplomatica, per cui mi limiterò a raccontarvi com'è andata l'escursione del 14 settembre scorso.
Alle 8:30, assieme a buona parte dei partecipanti, siamo partiti dalla Chiesa di S. Antonio, non prima di aver letto la cronaca di Bernardo Falconi (padre del futuro senatore Nicola) sull'arrivo del principe Francesco: «giunto per la fine a cavallo in S. Antonio, che fù dal Sindaco presentato un fiore su d'una coppa d'argento. Lo ringraziò, lo gradì, e con benigno cuore si fè da tutti baciare la mano». Abbiamo percorso il corso cittadino fino al sagrato della Chiesa Madre, poiché, «giunto in Chiesa, ove si era esposto il Venerabile, si genuflesse, ed aspettò quivi con tutta la divozione, fino a che si ebbero terminati i cantici di lode, colla benedizione del Santissimo». A quel punto ci siamo incamminati verso il Rione S. Giovanni, dove ci siamo uniti ai partecipanti che partivano da lì.
A differenza di quanto fece il Borbone, il quale, «montato di bel nuovo a cavallo progredì fino al giù della summentovata montagna, da dove, come ancora nello scendere procedette a piedi, togliendosi il vestito di castoro blù chiaro, e rivestendosi di giubbone largo di color Siviglia», la nostra ascesa a Monte Campo è stata una passeggiata allegra e scanzonata, piena di rimandi ai fatti ed ai volti di Capracotta.
Ho ricordato quanto fosse importante la nostra escursione perché la strada che stavamo percorrendo - quella che dalle Croci giunge a S. Lucia - divenne tale proprio nel 1824, ossia «rotabile in tre giorni, col lavoro forzato di tutt'i zappatori, e forestieri, e paesani, con sorpresa per altro, e meraviglia di tutti; mentre basti il ragionare che la sola salita al Campo, nel tratto del passato, abbenché troppo libera a' becchi, ed irci pure angustiosa doveva giudicarsi per gli homini».
Prima di guadagnare la vetta, abbiamo incontrato una folta comitiva del Fondo Ambiente Italiano (Fai) proveniente da Trento e da Padova, giunta a Capracotta mercoledì 11 settembre e dimorante presso l'Hotel Monte Campo. Arrivati in cima, a 1.746 metri di altitudine, è stato meraviglioso vedere stamparsi sul volto dei nostri nuovi amici l'immagine della meraviglia: il verde selvaggio del Mar Adriatico, la neve sommitale della Maiella, il picco del Gran Sasso far capolino dal Guado di Coccia e poi un panorama infinito a perdita d'occhio, al di qua e al di là, dall'Abruzzo alla Puglia fino ai Balcani.
Dopo aver indicato a tutti i partecipanti il probabile punto in cui era posizionato il «masso caduco» prima che i capracottesi lo precipitassero, ho letto e raccontato a tutti il contesto storico di quell'evento, giungendo a parlare persino della linea Gustav e dell'eccidio di Limmari.
Insomma, la nostra escursione del 14 settembre è stato un bel momento di alta capracottesità. Abbiamo creato relazioni stabili, abbiamo ricordato la nostra storia, abbiamo valorizzato il nostro ambiente, abbiamo prodotto cultura, abbiamo attratto turisti. Questa è la comunità che sogno.
Le chiacchiere le lasciamo agli amici del Potere.
Francesco Mendozzi