Le condizioni geologiche del Molise interno e montuoso, ossia della maggior parte delle terre montane e collinari del circondario di Isernia e di quello di Campobasso avrebbero dovuto farne la terra prediletta del bosco, del prato, del pascolo e dell'allevamento degli armenti. E tale la rappresenta, nel passato, la tradizione e la storia. La pressione esernitata fatalmente dall'aumento della popolazione e l'urgenza dei tempi e dei bisogni nuovi abbattutasi sopra i Comuni ed i proprietarii delle tenute silvane ha condotto alla devastazione dei boschi secolari che popolavano i fianchi, ora brulli e denudati, dei monti, deviando l'economia della terra da quella direzione, che le è tracciata dalla costituzione geologica e dall'altimetria. La devastazione si scatenò soprattutto, dicevo, negli ultimi cinquant'anni. Dal 1870 al 1881 furono distrutti in media seicentocinquanta ettari di bosco all'anno. I pingui guadagni del momento assicurati dalla fertilità del terriccio furono largamente espiati, in breve volgere di tempo, dall'impoverimento delle zone montane e dagli scoscendimenti del suolo.
L'improvvida opera, alterando la plastica del terreno, ha scemato anche la beltà del paesaggio. Ricco di pittoresche vedute, per la varietà accidentata ed i contrasti del rilievo e per la vastità degli orizzonti liberi e luminosi che si dischiudono sugli altipiani, esso presenta bellezze naturali non comuni ed il più spesso ignorate, salvo il mirabile e ben noto versante del Monte Capraro. Partecipa tuttavia, qua e là, dei caratteri di uniformità che contrassegnano, del resto, il paesaggio appenninico in comparazione di quello alpino. Le vette dei monti non si appuntano in spigoli aguzzi o in creste sottili emergenti nell'altitudine dell'orizzonte, ma o si distendono in sommità pianeggianti ed in pianori accidentati, o si arrotondano in linee sinuose e mitemente ondulate, che comunicano al panorama un aspetto monotono. La denudazione delle pendici ha messo allo scoperto l'asperità della roccia viva, non sorrisa di verzure e di arbusti. Sullo sfondo uniforme, suffuso un tempo di bel color verde, domina om il grigio cinereo dei calcari e la tinta rossiccio-ferrigna delle argille e delle arenarie.
Il clima si differenzia sensibilmente dal clima meridionale, a cagione della prevalenza della montagna, ma non è immune dalla siccità estiva, che è caratteristica del clima mediterraneo e che costituisce un limite naturale della produzione e della ricchezza agricola dell'Italia del Sud. Saluberrimo, specie negli altipiani dell'interno montuoso, non è per altro, indenne dalla malaria, altro flagello delle terre dell'Appenninia, che vi insidia le vallate del Biferno, del Trigno e del Fortore nel circondario Campobasso, quelle del Volturno, dell'alto Sangro e della Vandra nel circondario di Isernia ed intensifica la sua virulenza nella zona specificamente malarica del basso Larinese.
Tra le provincie del Compartimento vanta, per tal rispetto, un doloroso primato la provincia di Campobasso. La mortalità annua per malaria e per cachessia palustre (da 350 a 500 all'incirca), vi supera di gran lunga quella rispettiva delle provincie di Aquila e di Teramo e, sebbene di poco, quella stessa di Chieti, che pure paga un discreto tributo al triste morbo.
Igino Petrone
Fonte: I. Petrone, Il Sannio moderno (economia e psicologia del Molise). Conferenza tenuta alla "Dante Alighieri" il 17 febbraio 1910, Paravia, Torre del Greco 1910.