Angela Merici è nata a Desenzano del Garda il 21 marzo 1474 ed è morta a Brescia il 25 gennaio 1540. È stata canonizzata il 24 maggio 1807, 267 anni dopo la sua dipartita. Come si spiega un'attesa così lunga e, soprattutto, che c'entra mons. Bernardo Antonio Pizzella, vescovo nativo di Capracotta?
Per sbrogliare questa matassa è necessario risalire ai decreti di papa Urbano VIII riguardanti la proibizione del culto pubblico dei servi di Dio prima della loro beatificazione, che in tal caso richiedeva un apposito processo de non cultu. Il 13 marzo 1625, infatti, il papa aveva ordinato la soppressione «di ogni marca esteriore di devozione verso persone non ancora dichiarate beate o sante dal Seggio Apostolico; contemporaneamente, egli annulla ogni processo iniziato senza l'osservanza di questo decreto», con l'eccezione dei culti cosiddetti immemorabili, ovvero cominciati almeno un secolo prima dei decreti urbaniani. Tuttavia ogni immagine od oggetto di devozione relativi a persone considerate sante, dovevano esser conservati al di fuori delle chiese, fino alla proclamazione ufficiale della Santa Sede.
Il culto di Angela Merici rientra in questa casistica, visto che fu considerata santa dal popolo all'indomani della morte. Al suo funerale partecipò una folla immensa e persino le epigrafi che circondano il suo sepolcro ne evocano, senza mezzi termini, la santità. Per metter fine a quell'ufficiosa idolatria, nella Chiesa di Roma, dopo aver atteso che passassero esattamente cento anni dalla morte - così da poterne considerare immemorabile il culto - cominciò a montare un'onda pro Merici, fomentata da tanti monasteri europei di suore orsoline, ordine fondato proprio da Angela nel 1536.
Fu così che, dopo prolungate interruzioni, fra il 1757 e il 1768 ebbero luogo i processi diocesani per appurare l'esistenza di un culto su Angela Merici e sulla sua effettiva legittimità. Le tappe del primo processo furono due: una a Roma, sede della Santa Romana Chiesa, e una a Brescia, dove la Merici aveva operato e dov'era effettivamente sorta la devozione in suo onore. Per quanto ci riguarda, punterò i fari solo sul secondo processo diocesano, quello di Roma.
Il 10 ottobre 1757 il cardinale Giovanni Antonio Guadagni (1674-1759), vicario dell'alma urbe, aveva infatti aperto il processo di beatificazione a Roma sul culto, le virtù e i miracoli attribuiti ad Angela Merici, avendo come giudice monsignor Bernardo Antonio Pizzella (1686-1760), delegato del cardinale vicario, e come postulatore della causa Domenico Trajani, per conto di madre Virginia Saracinelli, superiora del monastero romano delle orsoline. Il processo si svolse lì, «nel parlatorio di sinistra, vicino all'ingresso, un locale adiacente alla chiesa della comunità». Lo scopo era quello di esaminare il culto pubblico reso ad Angela prima e dopo i decreti di Urbano VIII, e di autenticare i documenti conservati negli archivi del monastero in varie lingue (portoghese, francese, tedesco, italiano e latino), il che richiedeva l'impiego di traduttori giurati.
Mons. Pizzella, vescovo e giudice della tappa diocesana del processo, prese visione di tutte le testimonianze provenienti dai vari conventi, primo fra tutti quello di Bordeaux, dove veniva ampiamente osservata la festa di Sant'Angela; presenziò inoltre alle deposizioni di ben dieci religiose. Infine visitò gli archivi orsolini con esperti di lingue, calligrafia ed arti varie, per verificare ogni documento, iscrizione e immagine su Angela. Il Pizzella chiuse il processo il 2 luglio 1759, inviando atti e conclusioni alla Sacra Congregazione dei Riti, a cui spettava dare inizio al processo apostolico di beatificazione.
Il 30 aprile 1768, Clemente XIII pronunciò finalmente il decreto che approvava il culto di Angela Merici, e dunque la sua beatificazione. Su esplicita richiesta di madre Luisa Schiantarelli, nessuna cerimonia di beatificazione venne celebrata in S. Pietro. I motivi erano due: guadagnare tempo ed evitare inutili spese. La canonizzazione di sant'Angela avvenne soltanto quarant'anni dopo. E se ancor oggi è la patrona di Desenzano del Garda, è merito anche del capracottese Bernardo Antonio Pizzella.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
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