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«E che scié uarduate 'Ndò, re cuazze che te freca?»


Gregorio Giuliano

Questa è la storia di una vedova di Capracotta, una donna umile ma ferrigna, come buona parte delle donne capracottesi d'un tempo.

Suo marito Antonio era sepolto da tempo al cimitero comunale, in una cappella che affacciava sui pascoli a sud del paese.

La vedova andava tutti i pomeriggi a trovare il coniuge defunto, al quale non mancava di dedicare un eterno riposo. A ben vedere, al cimitero ci andava anche per conversarci un po' col marito.

Un giorno, infatti, gli raccomandò di badare ai buoi che la sera prima aveva lasciato al pascolo, affinché, incustoditi, non andassero a mangiarsi le lenticchie ammucchiate nel terreno che costeggiava il muro del camposanto.

Il mattino successivo, però, la vedova trovò l'intera piantagione di mìccole divorata dai bovini. Così, tornata nel pomeriggio sulla tomba del marito, sbottò:

– E che scié uarduàte 'Ndò, re cuàzze che te frèca?


Francesco Mendozzi

(su idea di Gregorio Giuliano)

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