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Sepolta viva


Felicia D'Alessio

Capracotta è un Comune del napoletano in provincia di Molise; ed è a Capracotta ch'è accaduto giorni sono un fatto orribile, spaventoso. Lo racconta a "Fanfulla" uno dei suoi abbonati di là, ed io lo riassumerò il più brevemente che sia possibile per non funestare più del bisogno le nostre lettrici.

Una contadina, ancora giovane, alla vigilia di partorire, fu presa da dolori atrocissimi. La levatrice, che l'assisteva, le fece bere un litro e più di vino poderoso, ciò che le produsse una specie di stordimento e la mise in uno stato di quasi insensibilità. Venne un medico - benedetti medici! - e vitala appena, sentenziò: è morta. Il marito desolato, e due figliuolette s'inginocchiano e pregano per lei; dopo di che è messa in una bara, legata mani e piedi, perché pare che a Capracotta abbiano paura dei morti, e trasportata in cimitero. Là scavano una fossa, recitano le preci, e via. Il medico aveva accertato il decesso; il Sindaco aveva dato il permesso. C'era forse da chiedere altro?

Dopo due giorni la terra vien rimossa e si vede che il corpo della donna non è più nella posizione di prima. La sua bocca stringe ancora la corda che le lega le braccia, e quell'atto disperato indica lo sforzo supremo da lei fatto per liberarsi. Ma non finisce qui: accanto a lei c'era una creaturina nata solo da poche ore e nata in una tomba. La povera sepolta viva aveva gridato, urlato; lo dicono certi contadini, i quali il giorno prima erano passati di là e avevano sentite le grida; erano scappati credendo che fosse qualche anima in lite col diavolo.

Così, prima per il medico e poi per costoro, la poveretta moriva vittima dell'ignoranza dei suoi fratelli. L'autorità procede, ma certo non potrà restituire alla vita né lei, né la sua creatura.


Massimo Curiel

 

Fonte: M. Curiel, Sepolta viva, in «Il Corriere di Trieste», III:204, Trieste, 7 settembre 1875.

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