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Serafina


Serafina Monaco
Serafina Monaco (1884-1962).

La sua casa in quella parte del paese intitolata a S. Antonio sembrava, e forse lo era, troppo grande per una sola persona; affacciava infatti su due strade, una interna al quartiere, l'altra esterna guardava verso il prato sottostante, dominato da un albero maestoso, unico testimone delle scorrerie che i bambini facevano rotolandosi lungo il pendio dopo aver superato le cataste della legna; da lì lo sguardo si stendeva fino al sovrastante Monte Campo.

La cucina era tanto ampia che sembrava vuota.

Una scala dalla ringhiera di legno andava alle stanze, alcune delle quali portavano i segni di un crollo a seguito della guerra: al loro posto c'erano solo tavole sconnesse.

In questa dimora viveva Serafina, una matrona dal fisico imponente per via dell'altezza e del petto generoso; i capelli rossicci legati in una treccia alla base della nuca, gli occhi chiari, vivaci e la voce squillante le davano un'aria disinvolta che la distingueva dalle altre donne, le quali la trattavano con una certa considerazione.

Senza figli, sembrava non coltivare particolari affetti, pur avendo qualche parente, ma era pronta a dare consigli, dispensare giudizi e mantenere buoni rapporti con il vicinato.

Il passato affiorava in lei in ogni momento, avendo vissuto un tempo lontano dal paese, in quella zona della Puglia dove il marito aveva commerciato con profitto.

Erano proprio alcuni dettagli a riempire questa cornice apparentemente vuota: dei vasi finemente decorato, delle porcellane o della biancheria ricamata.

Come lei così la sua casa mostrava i segni di un trascorso benessere che solo il tempo e il destino andavano svuotando.


Flora Di Rienzo

 

Fonte: F. Di Rienzo, Piccolo florilegio, Capracotta 2011.

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