Avrò avuto circa 13 anni, era forse il 1968, un'epoca di grande contestazione e di emulazione dei Beatles e dei Rolling Stones. Noi ragazzi avevamo quasi tutti i capelli lunghi, anche a Capracotta. Ma di tanto in tanto i capelli andavano comunque tagliati. Io li portavo parecchio lunghi e così decisi di andare dal mio "parrucchiere" di fiducia, z' Brièle.
– Bongiórne z' Briè, me puó fà ne po' re capìglie?
– Come no! Assèttate esse.
Io mi accomodai e z' Brièle, senza proferire parola, prese le forbici, quando all'improvviso dette una sforbiciata ai miei capelli dritto per dritto. Sorpreso ed allibito, esclamai:
– Z' Briè, ma che sié cumbenieàte?
La replica fu:
– La persona distinta si vede dai capelli!
Non sapendo se piangere o ridere, chiesi:
– E mó ch'ema fà?
La sua risposta fu lapidaria:
– Ema fà re cuarùse, che vuó fà?
Non avendo altra scelta, mi assoggettai al suo volere, dopodiché tornai mesto a casa, ma al contempo ridevo tra me e me dell'accaduto.
Finché ho vissuto a Capracotta z' Brièle è rimasto il mio "parrucchiere", ma prima di sedermi decidevo sempre il tipo di taglio ai capelli. In ogni caso egli è stato un personaggio incomparabile: allegro, ironico, uno a cui piaceva scherzare e stare con noi ragazzi.
Michele Sozio