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Un sigillo medievale nelle campagne di Capracotta



Giorni fa hanno sottoposto alla mia attenzione alcuni reperti, ritrovati qualche anno fa nelle campagne di Capracotta, comprendenti monete, contrappesi per telai, punte metalliche, cianfrusaglie ed ammenicoli dei più disparati materiali.

Il reperto che ha catturato subito la mia attenzione è quello che vedete in fotografia. A prima vista ho pensato ad una piccola fibbia con iscrizione in osco. Ma, ad una più attenta analisi, ho capito che si trattava di un sigillo - di quelli per bollare o marchiare documenti con la ceralacca - la cui scritta, che corre sui bordi, non è di epoca sannita, bensì medievale.

Il reperto, infatti, è a mio avviso una matrice per sigilli e, come ogni matrice che si rispetti (le iscrizioni sono a incisione e non a rilievo), va studiata al contrario. Riflettendo orizzontalmente l'immagine, infatti, il giglio centrale rimane tale e quale - ed il giglio non credo faccia parte della simbologia sannita -, mentre la scritta comincia a diventare intelligibile.

Nella parte di sinistra compare così la dicitura CIVITA BURRELLI (Città di Borrello), il che fa pensare che questa matrice servisse ad un signore di quel luogo per siglare documenti. La probabile datazione del reperto va dunque ricondotta ai ranghi della famiglia Borrello, tra il XI e il XIV secolo, e dovrebbe essere di molto anteriore all'istituzione della Regia Dogana di Foggia. I vicinali Borrello, di origine longobarda, ebbero origine con Oderisio, da cui discese Giovanni, fino a Gualtiero, attestato nel 1187 come signore di Agnone, Borrello, Castel del Giudice e Castiglione Messer Marino. Non a caso questo casato usava in origine uno stemma con «due chiavi di oro in campo azzurro tempestato di gigli di oro» e soltanto in un secondo momento optarono per un blasone «di rosso alla croce latina d'oro».

Nel sigillo sottoposto alla mia attenzione, difatti, se in alto al centro campeggia già la croce, l'elemento centrale resta il giglio (Lilium), una pianta diffusissima nelle nostre zone.


Stemma Borrello
Come doveva apparire il sigillo (fotoel.: F. Mendozzi).

È allora pensabile che questa matrice, indossata sull'anello - sul retro vi è infatti un perno - del signore di turno (il cui nome a destra mi risulta incomprensibile), gli fosse utile per firmare documenti ufficiali, come oggi si usa il token OTP per l'apposizione della firma digitale.

Ci tengo a precisare che queste sono semplici supposizioni di un appassionato di storia locale che si muove nel continuum dei secoli per tentare di spiegare determinati ritrovamenti e determinate congiunture. Non sono un archeologo né uno storico né, tantomeno, un filologo, quindi lascio ad altri il compito di confutare od integrare la mia teoria.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • G. Campanile, Notizie di nobiltà, Di Fusco, Napoli 1672;

  • N. M. Cimaglia, Illustrazione di un diploma di Oderisio conte dato alla badia di S. giovanni in Verde nell'anno 1068, Napoli 1780;

  • E. Maranzano, Borrello tra i vicini comuni della Val di Sangro. Notizie storiche sul millennio al tramonto, Ianieri, Casoli 1998;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • E. Pontieri e J. Mazzoleni (a cura di), Fonti aragonesi, vol. XI, Accademia Pontaniana, Napoli 1981;

  • P. Sella, Aprutium-Molisium. Le decime dei secoli XIII-XIV, Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma 1936.

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