Alla signora Maria Pizzelli in morte d'una sua figlia
- Letteratura Capracottese
- 1 giu 2021
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Aggiornamento: 21 ago 2024

Qual cresce al Liri, od al Sebeto in riva,
primo de' campi onor, tenero morto,
qual suole al mattutin fiato de l'aure
tra la fresc'erba aprir candido fiore,
tale, e più vaga ancora in sue sembianze
Violante sorgea...
Ahi donde uscì l'invidioso vento,
che svelse il gentil mirto, e sul bel fiore
chi passò con l'aratro? Acerbo, occulto,
lento, mortale, immedicabil morbo
le discorrea per ogni vena, e quasi
studiando crudeltà, dal sen materno
a poco a poco, e promettendo sempre
di ridonarla, ei la rapìo per sempre.
Torci da le ferale ultima pompa
gli occhi, o Madre, e poggiar vedila in alto,
qual novello sorgente astro, lasciando
lunga striscia di luce in suo cammino.
Vedila in faccia al vero Ben far paghe
l'alte sue voglie, e in quel gran Mar di lume
ber di quanto sofferse eterni obblii,
certa del suo riposo: e se talora
piega da quello, e giù china lo sguardo,
non è già per vedersi ai piè di sotto
i fissi nel gran vano astri sospesi,
o le armoniche danze, che gli erranti
tessono a quelli senza posa intorno;
ma il nostro globo sol ricerca, e solo
volge al caro Fratel, volge a l'amato
Padre il cupido sgaurdo, e su la Madre
l'arresta alquanto, e non però s'avvede
che già feo col pensier ritorno in terra.
Ippolito Pindemonte
Fonte: I. Pindemonte, Le poesie originali, a cura di A. Torri, Barbèra e Bianchi, Firenze 1858.