Torcuato Salvador portava lo stesso glorioso nome del padre, l'industriale e filantropo capracottese Torquato Di Tella, tanto che durante la propria esistenza dimostrò un'eccezionale continuità politica ed intellettuale con l'ideale paterno. D'altronde, essendo il figlio maggiore, Torcuato si ritrovò troppo presto a gestire l'azienda di famiglia - oltre 6.000 dipendenti e un marchio, ribattezzato Siam Di Tella, di vasta eco in tutto il Sudamerica -, dapprima sotto la supervisione del cugino Torcuato Alfredo Sozio (1918-1976), poi assieme al fratello Guido, di due anni più giovane.
Laureatosi nel 1951 in Ingegneria industriale presso la Universidad de Buenos Aires, la viva passione di Torcuato restava però quella per la ricerca in campo sociologico e politologico, con speciale riferimento ai profili comparativi degli Stati latinoamericani, finché nel '53 conseguì il Master of Arts in Sociologia presso la Columbia University di New York, dove seguì con fervore le lezioni del funzionalista Seymour Martin Lipset, per cominciare poi un dottorato alla London School of Economics. Dopo un'esperienza lavorativa in Cile, ove condusse ricerche sui sindacati del carbone e dell'acciaio in collaborazione col sociologo francese Alain Touraine, tornò a Buenos Aires per lavorare all'interno del Dipartimento di Sociologia dell'università cittadina a stretto contatto con altri illustri sociologi italo-argentini, tra cui Gino Germani e Fernando Jorge Devoto. All'interno di quel dipartimento Di Tella e Germani crearono "Desarrollo Económico", una rivista quadrimestrale che ben presto diventò la più importante nell'ambito delle scienze sociali.
Torcuato fu visiting professor presso numerose università internazionali, tra cui quelle di Londra, Oxford, Parigi, Austin, New York, Berkeley, Tel Aviv e Kobe. Fondatore e animatore, assieme al fratello, dell'Instituto Di Tella, nel 1964 Torcuato pubblicò il suo primo saggio, "El sistema político argentino y la clase obrera", dando l'avvio ad una ininterrotta serie di pubblicazioni scientifiche, tutte in bilico tra la scienza politica e la sociologia. Tra le sue opere menzioniamo quelle più importanti: "Huachipato et Lota" (1967); "Populismo y contradicciones de clase en Latinoamérica" (1973); "Sociología de los procesos políticos" (1985), tradotta nel 1993 per Feltrinelli col titolo "Tra caudillos e partiti politici: la mobilitazione sociale in America Latina"; "Diccionario de ciencias sociales y políticas" (1989); "Historia de los partidos políticos en América Latina" (1993); "Historia social de la Argentina contemporánea" (1998); "Perón y los sindicatos" (2003) ed infine una raccolta multidisciplinare edita in 4 volumi, il celebre "Repertorio político latinoamericano" (2007).
Nel 1986 Di Tella ricevette il Konex Platinum Award per il fondamentale contributo, sia in prospettiva teorica che comparata, alle scienze sociali. Insomma, se il fratello Guido fu un valente economista, Torcuato fu di certo un insigne sociologo.
Nel cercare un comune denominatore all'interno del pensiero ditelliano, appare chiaro che Torcuato Salvador tentò costantemente di risolvere l'annoso conflitto tra l'astrazione della teoria e la realtà analizzata, per cui quest'ultima avrebbe sempre dovuto adattarsi alla prima. E uno dei luoghi fisici in cui la tensione intellettuale del nostro produsse risultati concreti fu certamente Villa La Pietra a Firenze, sede del campus della New York University, ove Di Tella accolse spesso capi di Stato ed intellettuali di caratura mondiale, da Tony Blair a Bill Clinton, passando per Philippe Schmitter, al fine di comporre una strategia per la cosiddetta "terza via" argentina, ovvero tracciare un percorso politico autonomo, endogeno ed equidistante dalla dicotomia mondiale capitalismo/socialismo, un solco culturale nel quale incanalare il processo di normalizzazione postperonista, capace al contempo di contenere germi di matrice europea.
Nel suo ruolo di maggior sociologo argentino, Torcuato si spese molto nella ricerca di un modello che conciliasse, a livello teorico, la giustizia sociale con l'uguaglianza e, a livello pratico, l'esperienza peronista col socialismo democratico. Presto si convinse che il sistema politico che meglio raccordava teoria e pratica - ciò che egli definiva "prassi" - fosse la moderna socialdemocrazia, quella che si identificava nelle politiche del welfare State, prediligendo la democrazia parlamentare e il mercato capitalistico, l'intervento regolatore dello Stato nonché la redistribuzione del reddito su base egualitaria.
L'ossessione di Torcuato era dunque quella di creare in Argentina istituzioni culturali e politiche in grado di guidare questa corrente di pensiero: oltre all'Instituto Di Tella egli diede vita al Departamento de Sociología de la Fundación Bariloche, al Ciclo básico común presso la Universidad de Buenos Aires (di cui era diventato professore emerito) ed infine alla Universidad Torcuato Di Tella, oggi prestigioso istituto universitario che accoglie, in una sorta di partnership, studenti provenienti da altre realtà accademiche ed istituzionali, e che propone una sconfinata serie di attività culturali e sportive, workshop e convegni.
Torcuato Salvador Di Tella ha sempre cercato di sviscerare e chiarificare le apparenti contraddittorietà di «questa complicata nazione che è la Repubblica Argentina», rappresentando dunque un pilastro per lo sviluppo della sociologia argentina - e di quella sudamericana in generale - e per la formazione di una specifica comunità accademica, che ha prodotto nei decenni tantissimi studiosi di valore internazionale. Sostenitore dell'interazione fra intellettuali provenienti da ambienti diversi, Di Tella ha rappresentato un punto di riferimento di grande autorevolezza, un empirista che lavorò con i modelli sistemici, ma non per questo lontano dai mutamenti storici o restio a confrontarsi con le diverse scuole di pensiero dei suoi colleghi, mantenendo un profilo umano di contagiosa giovialità e profonda generosità.
In veste politica Torcuato Salvador Di Tella fu sempre affiliato al Partido Socialista, sotto il cui simbolo ricoprì vari incarichi pubblici: il 25 maggio 2003 venne infatti nominato ministro della Cultura durante il primo governo di Néstor Kirchner (2003-2007), anche se, nel novembre 2004, fu costretto alle dimissioni per alcune frasi inopportune - e mal interpretate dalla stampa nazionale - in cui esprimeva molti dubbi sull'effettivo valore dell'amministrazione argentina. Da ministro il suo obiettivo dichiarato fu comunque quello di federalizzare la cultura, ovvero decentrarla, portandola in tutte le periferie del Paese. A tal fine, ebbe modo di dire: «Non voglio niente di nuovo per Buenos Aires se non promuovere la cultura popolare, valorizzare quella aborigena e farla circolare in Argentina, soprattutto attraverso le biblioteche pubbliche». Torcuato fu infatti il maggior promotore dell'apertura del Museo de Arte oriental di Rosario e del Museo argentino de Arte precolombino.
Dopo la breve parentesi ministeriale il nostro fu proposto nel 2009 come possibile ambasciatore argentino in Gran Bretagna, ma il presidente Cristina Fernández de Kirchner decise di lasciare vacante il posto in segno di protesta per la secolare contesa delle Isole Falkland. Nel settembre 2010 la Kirchner lo nominò invece ambasciatore argentino in Italia, a cui si aggiunse l'anno dopo anche la nomina a console d'Albania. Torcuato tenne l'ambasciata di piazza dell'Esquilino per tutto il mandato presidenziale e fu sollevato dall'incarico soltanto dopo l'elezione di Mauricio Macri, attuale presidente di centrodestra del Paese sudamericano.
Nei primi anni 2000 Torcuato era stato ospite a Capracotta in occasione di un convegno sull'emigrazione, cerimonia durante la quale fu intitolata una strada a suo padre nella zona artigianale del paese. Ma da ambasciatore egli viaggiò in lungo e in largo per l'Italia e dal 2012 in poi è sempre tornato a Capracotta, tanto che nel 2014 partecipò ai solenni festeggiamenti in onore della Madonna di Loreto. Durante una cerimonia organizzata nell'estate 2013 dall'associazione culturale "Amici di Capracotta", Di Tella dichiarò: «Nella mia famiglia c'era molta immaginazione su Capracotta perché, anche se mio padre non ricordava molto perché è andato via in tenera età, le mie zie mi parlavano sempre di Capracotta. Inoltre, dopo la guerra, mio padre non è più potuto rientrare in Italia a causa del suo impegno politico antifascista. Quindi, per me, da bambino, Capracotta era un luogo onirico, un luogo dell'immaginazione».
Torcuato Salvador Di Tella riposa nel cimitero bonaerense di Chacarita.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
AA.VV., A la Mèreca. Storie degli emigranti capracottesi nel Nuovo Mondo, Cicchetti, Isernia 2017;
T. C. Cochran e R. E. Reina, Entrepreneurship in Argentine Culture. Torcuato Di Tella and Siam, University of Pennsylvania Press, Philadelphia 2012;
T. S. Di Tella, Sociologia de los procesos politicos, Eudeba, Buenos Aires 1985;
T. S. Di Tella, Tra Caudillos e partiti politici, Feltrinelli, Milano 1993;
T. S. Di Tella, Le forze popolari nella politica argentina. Una storia, Ediesse, Roma 2012;
G. Germani, T. S. Di Tella e O. Ianni, Populismo y contradicciones de clase en Latinoamérica, Era, Ciudad de México 1973.
N. M. Girbal-Blacha, Mitos, paradojas y realidades en la Argentina peronista: 1946-1955, Universisad Nacional de Quilmes, Buenos Aires 2003;
N. Kirchner e T. S. Di Tella, Después del derrumbe. Teoría y práctica política en la Argentina que viene, Galerna, Buenos Aires 2003;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. II, Youcanprint, Tricase 2017;
A. Monza, Sraffa y sus usos, Ides, Buenos Aires 1985.