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Lo spazzaneve dello Zio d’America


Neve 1956
La foto della strada per Campobasso.

Il problema degli spazzaneve non era mai stato d'attualità come quest'anno nei comuni del Sud. In passato ci si limitava a spalare le strade, qualche volte si costruivano spazzaneve rudimentali; ma nella maggior parte dei casi, ci si rassegnava all'isolamento. Ora invece, nessun comune fa a meno della macchina che apre le strade.

L'Anas è ossessionata dalle richieste telegrafiche. Quest'anno qualche agricoltore ricco ha avuto una trovata. Dopo aver adattato a spazzaneve i trattori che gli servono normalmente per l'aratura e per la mietitura, li ha messi a disposizione dei comuni, domandando compensi che qualche volta arrivano fino a 20.000 lire al giorno.

È difficile dire quanti telegrammi sono stati inviati ai ministeri e quanti ne sono stati inviati invece ai parenti americani. In Abruzzo, per esempio, l'eccezionale nevicata di questo anno ha fatto nascere negli abitanti di molti comuni di montagna la speranza di un nuovo miracolo di Capracotta.

Ecco di che si tratta: due anni fa, Capracotta rimase sepolta sotto la neve. La notizia non commosse gran che gli italiani, ma i molisani d'America, quando lo vennero a sapere attraverso le lettere dei parenti, decisero di mettere termine alle insufficienze dell'Anas. Fecero una sottoscrizione e comprarono uno spazzaneve GM, fornito di un apparecchio ricevente e trasmittente, di un lettino, di una cassetta di medicinali e di liquori.

Oggi il GM di Capracotta è un mito, anche se avendo le ruote di gomma non serve molto in un comune di montagna, per non parlare dell'alto costo della manutenzione. Brucia infatti tre litri di benzina a chilometro.

In tutto il Sud la dotazione degli spazzaneve è risultata insufficiente. L'Anas (Azienda Nazionale Autonoma Strade) con quelli che ha a disposizione si è preoccupata soltanto di tenere sgombri i valichi dell'Appennino che portano a Napoli e a Roma.

Nel Molise per sgomberare 533 chilometri di strade statali ci sono due lancianeve a turbina e sette spartineve, oltre a qualche camion "tre assi", adattato a spazzaneve con una lamiera ricurva fissata davanti alle ruote. Ogni compartimento dell'Anas infine ha l'abitudine di aprire solo i tratti di strade della sua zona. L'autonomia provinciale gli consente cioè di non coordinare il proprio lavoro coi comportamenti vicini. Così molto spesso le strade sono state aperte solo a metà e la neve le ha riempite di nuovo prima che il lavoro potesse essere terminato.

Sabato 11, alle nove del mattino, uno spazzaneve fu fatto partire da Alfedena con cinque cantonieri a bordo per aprire il passo di San Francesco che conduce a Colle a Volturno, collegandola provincia dell'Aquila con quella di Campobasso, via Isernia. Lo spazzaneve percorse circa otto chilometri e dopo dodici ore di lavoro arrivò al confine della provincia. Non l'oltrepassò neppure di un metro. Se avesse fatto altri tre chilometri in più avrebbe incontrato una strada già sgombra e il valico sarebbe stato più transitabile.

Se il servizio degli spazzaneve è apparso insufficiente in Abruzzo e Molise, in un'annata eccezionalmente nevosa come quest'anno, in Lucania spesso questa macchina che apre le strade è stata soltanto un mito. Nella provincia di Matera, che comprende 29 comuni e che ha una superficie di 3.442 chilometri quadrati, normalmente non esiste alcun trattore. Grossi comuni come Migliorico, Montescaglioso, Ginosa, Laterza, Pisticci e lo stesso capoluogo che si trova a 401 metri di altezza, tutti gli anni devono affrontare il problema delle strade chiuse dalla neve, che nel 1949 raggiunse e superò il metro d'altezza.

La mitezza del clima però ristabiliva presto la normalità.

Quest'anno invece i muri di neve resistono, si solidificano. E l'isolamento dei paesi non dura più pochi giorni, come nelle annate normali, ma rischierebbe di durare settimane se non arrivassero i soccorsi dell'Anas e dei carabinieri e se il clima si mantenesse sotto zero.

Ora siamo a metà febbraio. In questa parte della Lucania (nel Molise e in Abruzzo accade lo stesso) cominciò a nevicare il 3 febbraio. La tormenta sradicò i pali della luce e del telefono. I sedici guardafili della zona provvisti di un solo automezzo senza catene, cercarono di ristabilire i contatti ma non ci riuscirono. Mancò la luce. I molini e i pastifici si fermarono, le botteghe artigiane e le poche officine chiusero.

Eppure, a Matera, dove l'amministrazione provinciale è deficitaria, il comune ha saputo trovare dieci milioni per la squadra di calcio. Uno spazzaneve non costa di più.


Luigi Locatelli

 

Fonte: G. Corbi, L. Locatelli e S. Morriconi, Tragedia e commedia del freddo, in «L’Espresso», Milano, 19 febbraio 1956.

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