Circa tre anni fa annunciai l'inizio di un progetto che avrebbe consentito la ricostruzione della consistenza dei nuclei familiari capracottesi a partire dal 1800 per arrivare alla fine del 1600. Una parte consistente del progetto era costituita dal database che incrociava le informazioni provenienti da tre fonti diverse: il Libro dei Fuochi del 1732, lo Status Animarum del 1741 ed il Catasto Onciario del 1745. Il lavoro è stato finalmente concluso ed il database relativo al 1700 si è rivelato una fonte oltremodo ricca d'informazioni. L'incrocio dei dati permette di ricostruire con facilità la consistenza dei nuclei familiari di quel periodo e rintracciare i legami di parentela che li collegano, consentendo di riunirli facilmente al comune capostipite.
Oltre alle informazioni di carattere genealogico, il lavoro consente di ricostruire la situazione economico-sociale delle varie famiglie, la loro dislocazione sul territorio e gli eventi che ne hanno tracciato la storia. La consistenza delle informazioni ricavabili è davvero notevole e sarebbe impossibile riassumerle in poche righe. Possiamo però toglierci il gusto di "pescare", tra i tanti dati, qualche piccola curiosità. Per esempio in cosa consisteva ed a quanto ammontava la dote delle donne capracottesi? La consistenza media si aggirava sui 90 ducati. Normalmente consisteva in un letto, una o più vesti e pannamenti, ai quali si aggiungevano spesso oro e rame lavorato. Più raramente la dote consisteva anche in contanti, in una casa ed in terreni, e ciò non valeva necessariamente per le famiglie più ricche. Potevano essere aggiunti, per aumentare la consistenza dei beni dotali anche animali quali pecore, vacche, cavalli, buoi, ecc. La dote in assoluto più ricca fu quella assegnata ad Angela Mosca (1685-1708, figlia di Giuseppe ed Agnese Castiglione) che andò in sposa a Domenico Antonio di Maio: ammontava a ben 1.300 ducati e consisteva in animali pecorini, vaccini, giumentivi e altri corredali. In seconda posizione troviamo la dote di 1.000 ducati di Eugenia Gualtieri di Vastogirardi (n. 1676) moglie di Francesco Cassiero. Altra appartenente alla famiglia Mosca, Agnese (n. 1713, figlia di Giovanni Mosca e Vincenza del Vecchio di Vastogirardi) portò al marito, il medico Giovanni Paolo Cassiero, una dote di 700 ducati. Per sua madre, Vincenza del Vecchio, i beni dotali ammontarono a 300 ducati. La dote di Agata Baccari (n. 1697) moglie del medico Nicola Mosca, fu di 500 ducati. Altre doti di 300 ducati spettarono a Lucia Melocchi (n. 1698, di Gregorio e Apollonia del Baccaro), Geltrude del Vecchio moglie dello speziale Mattia Mosca, Antonia Baccari (+ 1724) moglie di Pascantonio Melocchi, e Francesca de Saviis (n. 1669) moglie di Salvo Campanelli. Doti ricomprese tra i duecento ed i trecento ducati furono assegnate a donne delle famiglie di Lorenzo, Melocchi e Mosca.
Altra curiosità riguarda le case di abitazione. Il libro dei fuochi le censisce in base al numero dei "membri" di cui erano costituite, con riferimento non al numero delle persone che vi abitavano, bensì al numero delle stanze o vani che le componevano, specificando se si trattava di casa "palaziata" o meno. In media la maggior parte delle abitazioni contava 2 o 3 stanze. Nel paese solo 18 di queste superavano i 10 vani. Iniziando dalle più grandi troviamo in contrada Sant'Antonio Abate la casa palaziata di 37 vani, del medico Amicantonio Pettinicchio, ed in contrada San Giovanni, la casa di 37 vani con spezieria, di Giovanni Mosca, locato della Regia Dogana. Spostandoci in contrada Santa Maria delle Grazie troviamo un altro casamento di 31 vani appartenente a Filippo Baccari, professore utroque iuris, che però abitava ad Introdacqua. Nella stessa contrada c'erano la casa palaziata di Mattia Pizzella (18 vani), locato della Regia Dogana, e l'abitazione di 12 vani del pastore Marsilio Ferrelli di Roccaspinalveti. La zona con maggior concentrazione di abitazioni di grandi dimensioni era il "Ristretto della Terra"; qui si trovavano: la casa palaziata (20 vani) di Giovanni Castiglione, locato della Dogana, le case di Antonio di Tella, anche lui locato, e del fabricatore Nicola Labbate, entrambe di 15 vani, nonché la casa di Silvestro Police, fabricatore (14 vani). Altre tre abitazioni in contrada San Rocco, rispettivamente di 17, 15 e 12 vani, appartenevano al medico Giovanni Paolo Cassiero, al massaro Mattia Venditto e ad Alessandro Campanelli. Gioacchino de Laurentiis (censito con questo cognome nel Libro dei Fuochi del 1732, e come di Lorenzo nello Status Animarum del 1741) e Francesca de Saviis, vedova di Salvo Campanelli, abitavano in contrada Sant'Antonio Abate due abitazioni rispettivamente di 21 e di 15 vani. Due fabbricati di 12 vani ciascuno in contrada San Giovanni erano di proprietà di Giovanni di Marco e Giustiniano Caporiccio, vaticale. Gli ultimi due fabbricati di generosa consistenza, erano ubicati nelle contrade di Sant'Antonio di Padova e delle Ionche ed erano abitate da Crescenzio di Rienzo (12 vani) e dall'arciprete D. Francesco Antonio del Baccaro (11 vani).
Un'ultima curiosità: quanti capracottesi utilizzavano personale di servizio? Il censimento del 1732 ha una risposta anche a questa domanda. Si trattava in genere di persone provenienti da altri paesi e che vivevano in casa con le famiglie che, in cambio dei loro servigi, le ospitavano fornendogli vitto e alloggio oltre ad una seppur minima rendita. Quali erano le famiglie che utilizzavano l'ausilio di personale per le faccende di casa? Andiamo a conoscerli: Filippo Baccari e Barbara Iusi potevano contare su una balia, un custode ed altre due persone di servizio. Gli aiutanti erano solo due in casa dei coniugi Giovanni Castiglione e Teresa Iavicoli, Giovanni Mosca e Vincenza del Vecchio, e di Domenico di Maio e Angela Mosca. Impiegavano, invece, una sola persona le famiglie di: Girardo Baccari e Leandra di Maio, Mattia Pizzella e Antonia d'Andrea, Mattia Venditto e Nunzia Campanelli, Nicolantonio di Lorenzo e Isabela Lucarella, Amicantonio Pettinichio e Agnese Mosca, Antonio di Tella e Margherita Castelli, Crescenzio di Rienzo ed Eufrasia Mosca, Domenico Melocchi e Nunzia Rosa Mosca, ed infine Enrico d'Andrea ed Eufemia di Maio.
Alfonso Di Sanza d'Alena
Fonte: http://www.casadalena.it/, 10 maggio 2018.