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La statua dell'Ecce homo di Capracotta


Ecce homo Capracotta
L'Ecce Homo (foto: F. Valente).

L'Ecce homo è custodito nella sagrestia della Chiesa di S. Maria in Cielo Assunta di Capracotta e viene esposto nel periodo pasquale. La statua lignea, in mediocre stato di conservazione (presenta tarli e ridipinture) è un mezzo busto (52x30x24 cm) di Gesù flagellato, col mantello trattenuto da un cordone; le mani sono incrociate davanti e, sul capo, la corona di spine. L'arch. Franco Valente ricorda che l'opera, databile al XVI-XVII secolo, è «di discreta fattura, denota una certa cura del particolare e una ricercata espressività nel volto».

La frase «Ecce homo» ("Ecco l'uomo"), che proviene dal Vangelo di Giovanni, fu proferita da Ponzio Pilato all'atto di mostrare Gesù al pubblico giudeo dopo la flagellazione inflittagli. Pilato aveva compreso che Gesù era soltanto un uomo e, ammettendone la fragilità terrena, voleva forse salvarlo dalla pena capitale. Da un punto di vista prettamente teologico, Gesù è dunque l'Uomo per antonomasia: è l'Adamo incorrotto nel Giardino dell'Eden, è l'agnello sacrificale, egli è il più santo dei santi, il più perfetto, il più autentico.

Grazie all'episodio narrato nel Vangelo di Giovanni, insomma, sappiamo che torturare l'uomo significa attentare a Dio.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • E. Bianchi, "Ecce homo!", Qiqajon, Milano 2020;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016.

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