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La storia di Prospero Sanità, guardiano del marchese Rota


Colletorto
Una ripresa aerea di Colletorto con al centro il Palazzo Marchesale (foto: P. Ritucci).

Colletorto, il bel paese del Molise orientale, era in passato un marchesato che al principio del XVIII secolo venne acquistato dalla famiglia di Bartolomeo Rota (1704-1762), patrizio cremonese che a Napoli esercitava la professione di «mercante cambiatore nel ramo mercantile», ovvero traeva profitti dalle commissioni sul cambio di valuta. A Colletorto l'eccellentissimo don Bartolomeo fece costruire, sulle rovine di un antico castello angioino, il meraviglioso Palazzo Marchesale, talmente imponente e dotato di sì vasti beni che dovette assumere una schiera di addetti, servitori e guardiani.

Il guardiano, in particolare, era l'addetto alla custodia e alla vigilanza dei beni mobili ed immobili del signore del luogo: grazie alle ricerche del prof. Michele Rocco sappiamo che nel caso del Palazzo Marchesale di Colletorto figuravano Tommaso Pietronigro, Domenico Orsogna e Prospero Sanità, quest'ultimo di chiara origine capracottese. Nell'atto di morte di Prospero Sanità, conservato nel quarto libro degli archivi parrocciali di Colletorto, è scritto che egli «è morto nel 1754 proprio nel Palazzo per essere guardiano».

Mi piace pensare che Prospero fosse stato assunto dal Marchese non tanto per la guardiania allo sfarzoso edificio quanto per il governo dei numerosi capi di bestiame che don Bartolomeo teneva in località Fonteceraso, giacché figlio d'un popolo da sempre avvezzo alla pastorizia e alla transumanza. Chi più di un montanaro capracottese poteva "guardare" le centinaia di pecore, mucche e cavalli del marchese Rota?


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • O. Melvetti, I Marchesi Rota e la Villa S. Gennariello a Torre del Greco, Calaméo, Paris 2011;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • M. Rocco, Colletorto dalla storia e dai documenti sul territorio, ai racconti, ai ricordi, Etabeta, Lesmo 2020.

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