Ma nell'attesa giunse la novella:
– Il pecoraio aveva saldo il cuore,
ma non la gamba, ché a Montereale,
palpando i muli a prova nella fiera,
gli fu sferrato un calcio nel ginocchio.
E con la gamba rotta al santuario
d'isola fu portato, perché grazia
il bel san Gabriele gli facesse. –
A quell'annunzio piansero le donne
nell'amoroso cuore già presaghe;
e allor la madre: – Ebbene alla Montagna
dell'Angelo n'andrò pregando in voto,
doman col vetturale, e con due pegni
invocherò che presto o la sua gamba
possa sanare o almeno il cuore tuo.
Discesero gli armenti nell'ottobre
verso gli antichi pascoli, nel loro
secolare cammino che una legge
sovrana impone, come impone agli astri
il lor corso immutabile. Ma al vecchio
ovile non tornarono le torme,
e nell'assenza del lor capo altrove,
sotto altra guida, posero lo stazzo.
E seguendo il tratturo, per la terra
dondolarono i loro campanacci
le belle e fulve pecore lanute;
e poiché fu richiesto del padrone,
un buttero rispose: – Per quest'anno
in casa si rimane, nell'Abruzzo,
a tòrvi moglie. – E più s'accrebbe il pianto.
Un vespro di novembre sulla porta
apparvero due rozzi montanari.
– Gesù e Maria – togliendosi il cappello
dissero. – È questo il forno di Battista,
il padre d'Anna? Siamo di Camarda
d'Abruzzo, qui venuti per sonare
la novena alla bella Immacolata;
se va bene, torniamo per Natale.
Or voi che avete fuori il Crocefisso,
fateci fare qui la prima posta. –
Come il padrone ad onorarli trasse
il biondo vino, in belle due caraffe,
aggiunsero: – E notizie vi rechiamo
d'Antonio, il pecoraio: buone nuove,
ché l'acqua preziosa della fonte
or quasi l'ha guarito nella gamba,
e conta di calare qui a Natale,
a far lo sposalizio. Ed ora in pegno
che noi di Dio la verità diciamo,
per la sposa accettate questo scrigno.
Meraviglie ne trasse in sulle prime
l'uomo, e confuso e tocco un po' nel cuore
a sé chiamò le donne. E nella casa,
triste per più che una stagione, un rivo
di luce sparse il suo zampillo d'oro.
E, all'edicola accanto, i fiori e i ceri
furono appesi avanti al Crocefisso;
e così poi di strada in strada, ovunque
fosse in paese imagine dipinta;
e a sera tutto il cuore della gente
al suon delle zampogne pastorali
si raccolse. E rapito egli ascoltava,
ché da molti e molti anni non udiva
la melodia dei rustici strumenti
schiudersi in dolce flutto fra le lampe.
Era quello un miracolo d'amore?
Tutta la vasta casa n'era gonfia,
come ben traspariva dai lucenti
occhi delle sue donne. E come il giorno
della vigilia presero commiato,
Anna, la sposa, loro disse: – O gente
mia d'Abruzzo, alle vostre buone mogli
ritornate, e la Vergine vi trovi
con esse, ché domani è la sua festa,
grande per ogni cuor devoto. Questo
è lo scrigno di legno, intarsiato
nell'ore dell'inerzia più penosa;
ed ecco a lui ritorna, perché dentro
vi trovi un altro segno della fede.
E alla nuova novena v'aspettiamo.
Era solo il padrone dentro il forno,
ché nella notte il giovine alla chiesa
s'era già mosso con le donne; solo,
solo davanti la sua fiamma rossa.
Ma come il primo tocco udì nell'aria,
una finestra aperse, e l'onda grave
e lenta, sotto il mar degli astri, tutto
l'avvolse. E pianse allora e, sui ginocchi
ripiegando, pregò: – Questa campana
ormai annunzia, o Signore, la tua nuova
venuta fra le genti; e già al presepe
fa la prima stazione il sacerdote
cristiano nel santo sacrifizio
della messa. Indi al suon di cornamusa,
belante a Te s'accosta nell'aurora
l'agnello che più caro avesti al mondo,
simbolo d'innocenza e obbedienza.
E come hanno le stelle le vie azzurre
negli abissi del cielo, or fa', Signore,
che seguendo l'antica strada d'erba,
dal monte alla pianura, trovi il gregge
il pascolo fiorito alla sua fame,
e pur vita il pastore, come sempre
di tutti i tempi fu, su questa terra
gran dispensiera agli uomini di pane!
Umberto Fraccacreta
Fonte: U. Fraccacreta, Nuovi poemetti, Cappelli, Bologna 1934.