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Una tradizione di matrice pastorale


Pezzata Capracotta
Una parte della folla che si riunisce sul pianoro di Prato Gentile in occasione della Pezzata.

Una delle principali località turistiche della regione Molise è Capracotta, una rinomata stazione sciistica.

Capracotta si trova in provincia di Isernia, nell'Alto Molise, ed è il comune più alto dell'Italia centro-meridionale ed il terzo d'Italia. Infatti il punto più alto di tale territorio è rappresentato dalla vetta di Monte Campo a quota 1.730 metri.

L'origine di Capracotta sembrerebbe risalire ai primi anni della conquista del Mezzogiorno da parte dei Longobardi di Benevento, nel VII secolo.

Il suo nome deriverebbe dall'abitudine dei longobardi di sacrificare una capra al Dio Thor, il dio del tuono, ogni volta che si insediavano in un luogo appena conquistato. Mangiare la carne di questo animale era un rito propiziatorio che allontanava la sfortuna e la carestia, augurando ricchezza e prosperità al nuovo insediamento.

Memore di tale antico rito è infatti la rinomata sagra della Pezzata, di matrice pastorale, che si tiene ogni anno la prima domenica di agosto a Capracotta in località Prato Gentile. Tale tradizione attira molti turisti non solo dai vicini paesi, ma anche da altre regioni d'Italia.

La Pezzata è una sagra dell'agnello arrostito alla brace e della pecora bollita con erbe aromatiche.

Tale pietanza si caratterizza per la sua semplicità e per la facilità con la quale è possibile trovare gli ingredienti necessari per la sua preparazione.

La ricetta originale di tale antica pietanza risale a tempi remoti quando gli antichi pastori molisani durante la transumanza delle loro greggi tra le montagne dell'Alto Molise ed il Tavoliere delle Puglie, uccidevano quelle pecore che si ferivano nel corso dell'attraversamento dei guadi e non erano più in grado di proseguire il viaggio. Dopo aver ammazzato gli animali, ne depezzavano le loro carni; sembra che il nome della sagra, "Pezzata", derivi proprio da tale antica usanza. Dopo aver ridotto l'animale a pezzi, i pastori lo cucinavano mettendolo a bollire in grosse pentole con acqua e lo condivano con le poche cose che avevano a disposizione e le erbe aromatiche che riuscivano a procacciarsi ai bordi delle alture che attraversavano.

In ricordo di tale remota tradizione, nei primi anni Sessanta il Comune di Capracotta ideò ed organizzò una sagra che potesse far conoscere a tutto il Molise e ad altre regioni una pietanza tipica del paese, la cui ricetta era stata tramandata, all'origine, dal suo popolo di pastori.

Fu così che nella realtà odierna della cittadina isernina nacque la sagra della Pezzata che a tutt'oggi è arrivata alla quarantanovesima edizione.

Dunque la Pezzata era un pasto di cui gli antichi pastori molisani si cibavano per necessità, ossia quando erano costretti ad uccidere un loro animale non più in grado di proseguire il percorso della transumanza.

La Pezzata da pasto d'emergenza si è trasformata ai giorni nostri in una pietanza prelibata.

Così come veniva fatta anticamente, ancora oggi la carne di pecora viene ridotta a pezzi grossolani e cotta in grosse pentole di rame ricolme d'acqua. L'operazione più importante da fare nel corso della bollitura, quindi della cottura della carne, consiste nella schiumatura, ossia nell'eliminazione del grasso superfluo che sale a galla man mano che si cuoce. Dopo l'aggiunta di sale vengono messe a bollire alcune patate che aiutano ad assorbire il grasso durante la cottura che può durare anche più di quattro ore. Inoltre vengono aggiunti alcuni pomodori per offrire un po' di colorazione al brodo. Oltre a tutti questi ingredienti, indispensabili, ne possono essere aggiunti altri come cipolle, sedano, peperoncino e carote.

Nell'occasione di tale sagra è dunque possibile trascorrere una bella giornata di assoluto relax in una delle zone più alte e più belle del Molise.

In tale contesto tutti gli abitanti di Capracotta profondono il massimo impegno per la buona riuscita della Pezzata.

Inoltre, i visitatori e i turisti fanno ritorno a casa con un piacevole ricordo, ossia una ciotola ed un bicchiere di terracotta ed una forchetta di legno.

Anche se in qualche occasione tale sagra è stata un po' rovinata dal cattivo tempo e dalla pioggia, l'impegno di tutti ha portato sempre ad un risultato positivo e lusinghiero, ricco di buoni auspici per gli anni a venire.


Lucia Santelia

 

Fonte: https://equantestorie.wordpress.com/, 20 novembre 2014.

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