San Martino, da noi, oltre che essere il protettore dei mariti infelici, gode di tutta la fiducia delle nostre donnicciuole, le quali lo invocano alla tintura della lana.
E, siccome il Santo non è molto altruista in questo genere di protezione, le nostre popolane, molto pratiche, credono bene, per propiziarselo, di versare sulla lana, con l'indaco, un litro di generoso vino rosso.
Poi, sul tino coperto, mettono una piccola croce di legno e, cacciando la lana, non dimenticano di chiudere la finestra.
Chiunque entra in quel momento è tenuto a dire: «Benedetto san Martino!». Ma, a volte, san Martino è corrucciato a bono, e la tinta viene cattiva.
Allora, le femminette dicono: «San Martino è ubriaco».
Oreste Conti
Fonte: O. Conti, Letteratura popolare capracottese, Pierro, Napoli 1911.