top of page

Un uomo solo al comando


Severino Diamanti

Sì! Dopo lunghi anni di attesa giustizia è fatta. Con roboanti e tronfie frasi essa scende in prima linea.

Non più Tocchi e Toghe, non più sorde aule, non più rassicuranti messaggi come "La legge è uguale per tutti" ma due avvocati, uno trionfante per aver vinto, l'altro livoroso in quanto ha perso.

Molto spesso non si tratta di una decisione giusta ma deve essere eseguita. I nostri padri latini affermavano: «Summum ius, summa iniuria». È una locuzione latina il cui significato letterale è "somma giustizia, somma ingiustizia", oppure "il massimo del diritto, il massimo dell'ingiustizia". Cicerone la cita come espressione proverbiale. Una espressione analoga si trova infatti già in Terenzio: «Ius summum saepe summa est malitia» ("somma giustizia equivale spesso a somma malizia").

Affermazione che io ho sempre condiviso in quanto a prescindere dal caso concreto, che può essere stato giustamente valutato, il fatto che la decisione arrivi dopo un numero di anni, sicuramente eccessivo, produce sicuramente "ingiustizia" e sicuramente anche la "malizia" ha contribuito alla dilatazione dei tempi.

L'anonima giustizia che si nascondeva, fino a quel momento, su un foglio di carta bollata o, al massimo, nell'effige della famosissima marca denominata "Cicerone" ora mostra un viso umano. Quello dell'Ufficiale Giudiziario!

Per quanto riguarda i tempi biblici faccio solo due piccoli esempi. I tempi dei provvedimenti che riguardano minori, nelle cause di separazione, che arrivano quando i minori sono militari o sposati con figli e i tempi di abbattimento per gli abusi edilizi che vengono sanati anche dai terremoti.

L'avvocato che ha vinto la causa mette a disposizione tutti i mezzo materiali necessari all'esecuzione. L'avvocato che ha perso sogna di poter usare ancora la "malizia" per far passare altri anni e... mantenere il rapporto economico con il cliente.

Il primo, per operare pressione psicologica sull'Ufficiale Giudiziario, potrebbe avvalersi di una denuncia per il reato di omissione di atti d'ufficio, il secondo per il reato di abuso di potere.

L'U.G. che si trova tra i due fuochi, più che preoccuparsi dei comportamenti dei due avvocato deve tener presente che la forza insita nella formula esecutiva si scontra con la realtà. L'esecuzione del "comandiamo" deve fare i conti con le "persone" che devono subire l'ordine e che devono essere rispettate da un "uomo solo al comando". Omissione di atti d'ufficio: sì, abuso di potere, ma soprattutto rispetto per le "persone". Aggiungerei il proverbio cinese che recita: "Prima di giudicare tuo fratello cammina sette giorni nelle sue scarpe".

Prima di passare al racconto di qualche esecuzione particolare mi piace ricordare quanto mi capitò alla Pretura di Agnone.

Siamo in Molise ai piedi di Capracotta, permettetemi di ricordarlo con le parole di una componente della famiglia Marinelli titolare della fonderia dalla quale sono uscite campane andate a rintoccare in tutto il mondo:

«Siamo da sempre educati al pensiero che l'arte è anche fuoco, cioè emanazione del sacro fuoco interiore di chi la produce, ma ad Agnone, dove magistero e magia spesso si incontrano, l'arte-fuoco per esprimersi ha bisogno di altro fuoco, quello fisico, il primordiale elemento purificatore che addirittura diventa mezzo, strumento pratico di creazione. Qualcosa di più insomma di un pennello, o di uno scalpello, o di uno strumento musicale o di una semplice penna. Il fuoco qui diventa strumento espressivo per trasformazione di alcuni elementi della natura, lo stagno e il rame, che fusi generano il bronzo e col bronzo e nel bronzo l'arcano di un linguaggio, proprio come voleva il filosofo che identificava il fuoco nel “logos” che qui non è parola, ma suono, espressione pura per avvicinarsi a Dio. È dunque la campana a fornirci la chiave di interpretazione di una antichissima espressione artistica, una fonte mistica di suoni che storia, scultura, musica, scienza concorrono a rendere voce, strumento d'elevazione».

Agnone, Belmonte, Castelverrino, Pietrabbondante, Poggio Sannita (Caccavone), oltre a Frosolone e Castiglione Messer Marino, questi sono i centri che ho avuto modo di visitare per ragione di lavoro e dove ho conosciuta la vera povertà.

Sì, è vero, stavano bene i professionisti, i commercianti, gli artigiani e i funzionari ma molti di più vivevano e, forse vivono ancora oggi, in condizione di grave disagio.

Abitazioni fatiscenti, famiglie numerose, lavori faticosi e sul desco, o meglio sotto la cenere, 10 patate. Sicuramente un menù che in qualche ambiente è presentato con tanti "gridolini isterici" come veramente chic. Ma a Caccavone era insufficiente per quei piccoli che aspettavano di riempirsi la pancia.

Il lavoro del padre consisteva nell'andare dai 705 metri di Poggio Sannita, ai 100 metri del torrente Verrino a caricare, sulle spalle, gerle di sabbia (rubata al demanio) per portarla al cantiere del "signorotto" che stava ristrutturando casa. Il compenso? Una miseria!

Non l'ho mai accertato, ma ho sempre avuto il dubbio che la segnalazione del furto all'autorità competente, per la quale avevo il decreto di citazione in mano, fosse stata opera del "signorotto" per procurare lavoro a qualche avvocato suo parente. Ma torniamo a bomba.


Severino Diamanti

 

Fonte: S. Diamanti, Un uomo solo al comando. Piccola guida per rispettare l'ordine emanato da una sentenza, Europa, Roma 2018.

bottom of page