Il nostro posto era quello, sempre lo stesso, per tutta l'estate.
Ci facevamo navigare barchette di carta, ci lanciavamo con forza i sassi dentro per far schizzare l'acqua fino in cielo, camminavamo sul bordo e spesso ci cascavamo dentro, catturavamo gli esserini neri che ci vivevano dentro e li mettevamo in barattoli di vetro o di latta, ci buttavamo i gatti dentro pensando di farli annegare, costruivamo piccoli canali e dighe per deviare l'acqua che debordava, le nostre mani sempre dentro quell'acqua gelida, i piedi sempre bagnati e infangati...
Tutta le nostre giornate alla Fundione passavano intorno al Pilone.
Quando all'ora tarda, ben oltre il calar del sole, le cucchiarellate, le zampate e le minacce delle urlanti madri ci costringevano ad abbandonare il nostro pilone per rientrare a casa, noi, con la tristezza nel cuore, acconsentivamo ma la notte sarebbe passata in fretta e al sorgere del sole, lì, al solito posto, il pilone ci attendeva.
Il "centro estivo" della mia infanzia... il pilone.
Leo Giuliano