Le temperature nella punta dello Stivale sono aumentate già da un po'. Molti bagnanti, approfittando delle maggior libertà concesseci, ne hanno approfittato per fare un tuffo nel profondo mare blu. Io, per quanto sia amante del mare, per quanto il suo odore e il suo rumore creino una sorta di estrema dipendenza, di quelle che provocano dolore fisico quando si è troppo lontani, insomma nonostante tutto, non amo inaugurare in anticipo la stagione. Probabilmente in virtù del tardo saluto con la quale mi congedo ogni fine estate - impegni e partenze permettendo, fino a metà ottobre continuo a sguazzare nelle più azzurre limpide acque che la costa tirrenica possa regalarci sul finire. Tuttavia prender parte, perlomeno visivamente, dello sguazzare altrui, sbracciarsi e tirar fuori i costumi che ancora conservano quell'odore salsedinoso, curare l'abbronzatura e soprattutto dare il benvenuto a giugno, non possono che significare una sola cosa: vacanze estive in arrivo!
La situazione che stiamo attraversando è quella che è. Non ci sono molte certezze del domani - né realmente del domani inteso come 4 giugno, né metaforicamente del futuro. Così, eliminando volente o nolente le mete lontane, dispendiose e probabilmente anche diventate inaccessibile per gli italiani - cosa sulla quale si dovrebbe scrivere un post a sé -, cosa ci resta da fare? Rimanere nel "bel Paese"! - e sia chiaro, non vuole assolutamente suonare come un ripiego inappagante. Devo ammetterlo, ho un debole per l'Italia. Ciò che mi ha sempre portato a scegliere altro sono stati un po' i prezzi poco competitivi, a volte spaventosi della nostra nazione. Spero che quest'anno, perlomeno, ci si possa venire incontro; perché se questi benedetti avventori abbiano o meno la possibilità di risollevare l'economia italiana, o perlomeno contribuire in ciò, l'aiuto deve essere reciproco.
Inserisco una piccola quanto pungente critica: sono stati mesi duri, quasi indistintamente per tutti. La voglia di ricominciare, di riprendere in mano la propria vita è al pari livello. Molte persone tutt'ora non hanno ripreso il proprio lavoro, c'è chi ancora aspetta la cassa integrazione, chi invece non ha mai smesso di lavorare; dunque trovo ingiusto e inappropriato il raddoppiare - e se non si parla di raddoppio comunque si parla di aumento - dei costi di qualsiasi servizio o genere - anche alimentare se si parla di ambito ristorativo. Io sono mesi che bramo di mangiare una pizza, una real pizza; erano mesi che bramavo di mangiare del sushi; tuttavia se in una cena mi tocca recuperare tutte le spese che non ho sborsato in due mesi, continuo ad impastare il sabato mattina nella mia cucina. L'economia si risolleva si, ma aiutandoci e sostenendoci. Con questo ci tengo a sottolineare che la critica parte semplicemente da una mente pensante senza alcun fondamento economico o statistico, se qualcuno mi rispondesse dicendo «un ristorante per andar avanti in questo periodo deve necessariamente raddoppiare i prezzi perché...», io sarei lieta di apprendere.
La storia insegna che i traguardi possono essere raggiunti insieme, uniti. Il 2 giugno del 1946 l'Italia si dichiarava a gran voce Repubblica, traguardo immenso per una nazione. E per quanto, spesso, accadano eventi beceri, per quanto, spesso, si verifichino episodi marci, per quanto, spesso, sia stata governata da avvoltoi, preferisco di gran lunga il sogno italiano a quello a stelle e strisce. Tutto sommato, ogni volta penso a quanto possano far male certe cose, a quanto marcia possa essere la società odierna, mi ritorna in mente una frase di "Candide, ou l'Optimisme", breve romanzo filosofico di Voltaire.
L'intero testo di "Candido" è un'implicita confutazione delle dottrine filosofiche ottimistiche di Leibniz; davanti ad ogni male del mondo, davanti ad ogni disavventura anche la più incredibilmente brutta che il protagonista dal nome parlante subisce, il precettore Pangloss ripete, come un vero e proprio mantra «viviamo nel migliore dei mondi possibili», completamente acciecato da ottimismo becero e privo di fondamenta. Il romanzo, breve quanto immenso, termina con il ricongiungimento di tutti i personaggi intenti a lavorare il proprio giardino.
«In questo migliore dei mondi possibili, tutti i fatti son connessi tra loro. Tanto è vero che se voi non foste stato scacciato a gran calci nel sedere da un bel castello, per amore di madamigella Cunegonda, se non foste capitato sotto l'Inquisizione, se non aveste corso l'America a piedi, se non aveste infilzato il Barone, se non aveste perso tutte le pecore del bel paese El Dorado, voi ora non sareste qui a mangiar cedri canditi e pistacchi». «Voi dite bene», rispondeva Candido, «ma ora bisogna che lavoriamo il nostro orto». Con queste parole, termina il romanzo. Se ognuno di noi lavorasse meglio il proprio orticello, nutrendolo di conoscenza, di buoni principi, di giusti valori, si vivrebbe non "nel migliore dei mondi possibili", ma sicuro in un mondo migliore. E no, non bastano le frecce tricolore affinché la gente smetta di aver fame, la gente smetta di rubare, la gente smetta di uccidere.
Per mettere da parte, accantonare, perché dimenticare non si può, le brutture commesse dall'uomo, non ci resta che viaggiare in cerca di paradisi naturalistici o costruzioni architettoniche imponenti che fanno sognare: l'Italia è tutto questo. Ho la fortuna di vivere in una regione, la Calabria, capace di soddisfare questo bisogno impellente di stare a stretto contatto con la natura: così non mi farò mancare un soggiorno a Capo Vaticano, un giro per Tropea - e magari questa volta visitare il Santuario di Santa Maria dell'Isola -, un panino con pescespada a Scilla - ammirando il meraviglioso borgo di Chianalea -, un tartufo a Pizzo e una visita alla chiesetta di Piedigrotta, una serata a Soverato, un tramonto sul lungomare di Reggio Calabria - ma solo dopo aver ammirato i bronzi di Riace - , magari riuscirò anche ad andare a San Nicola Arcella, Isola di Dino, e poi avrò il tempo di esplorare le coste dell'antica Magna Grecia, il parco archeologico di Capo Colonna, Sibari, andrò a Le Castella, passeggerò tra i ruderi, quelle casa abbandonate ricche di storia e di racconti a Pentedattilo, potrò immergermi e perdermi nel verde del Parco della Sila, sul lago Arvo o Cecita, nel Parco dell'Aspromonte... potrei continuare all'infinito tra storia e natura.
E se mi rimanesse ancora del tempo, potrei approfittarne per fare quel viaggio tanto atteso quanto rimandato di una Sicilia coast to coast; o ancora, approfittare delle origini mezze molisane del mio ragazzo per poter respirare aria fresca molisana in quel di Capracotta e abbuffarmi di spaghetti alla chitarra al tartufo e caciocavallo alla piastra, poi approfittare della "vicinanza" con la Puglia e fare un salto a Polignano o Alberobello - non so, due a caso. Vorrei aver il tempo di visitare l'Umbria e poi ancora perdermi nei vigneti della Valpolicella e scovare qualche villa romana. L'Italia è un sogno, di arte, natura, di sapori, di colori. Vorrei avere il tempo - ma più che quest'ultimo, i soldi - per poter visitare ogni più remoto territorio.
Le idee sono tante e poco chiare, ma "vivendo nel migliore dei mondi possibili", ne uscirà fuori una meravigliosa estate - senza rimpianti!
Voi? Avete già idee? Let me know! Un bacio.
Giada Manfredi
Fonte: https://giademecum.wordpress.com/, 3 giugno 2020.