Ma, tornando a noi, a volte queste case molisane ospitano bellissime e antiche biblioteche, un patrimonio inestimabile di libri. Ebbene, siccome le librerie spesso ingombrano, allora si svendono i libri. Un patrimonio che se ne va per sempre. Del resto il Molise è la regione dove si vendono meno libri e giornali. Dove ci sono solo due vere librerie. Due librerie in tutta la regione. Me lo spiegava Michele Paparella, ex proprietario di una di queste librerie, che dopo vent'anni di tentativi per portare i libri in mezzo ai molisani ha ceduto. La libreria è passata al nipote, che ha ristrutturato, ha dato più spazio alla cancelleria e acquistato un sacco di testi in uso agli avvocati. Siccome Campobasso è piena di avvocati, almeno la rendita mensile è garantita.
C'è il direttore della biblioteca che non ci può pensare, ogni volta che mi incontra mi dice:
– Il Molise non era così, nell'Ottocento tutti questi paesi erano attivi e sani. C'erano addirittura paesi che avevano due giornali. C'erano molte biblioteche e un pubblico che ad esse attingeva. Poi, durante il ventennio fascista tutto è cambiato. L'emigrazione ha fatto il resto.
Per questo Maria Assunta Barranello si è fissata con Bob De Niro, per uscire da questo vecchiume, senza cacciare via i vecchi ricordi, ovviamente.
Eppure la maledizione del forno di Guardiaregia continua a imperversare. Più di tanto non si può andare, diventi un corpo estraneo, bizzarro.
Se volete un altro esempio di bizzarria imprenditoriale, di segno opposto ma speculare al forno, allora dovete proprio andare a Pietracupa. Che, come vi dicevo, non vuol dire cupa, inteso come aggettivo. Anche se, vi devo dire la verità, in certe giornate, quando i cumulonembi si arricciano sopra lo sperone di roccia, oppure quando il maestrale porta le perturbazioni del Nord, be', in quei giorni «cupa» diventa l'aggettivo adatto. Però, come mi dicevano i pietracupesi, anche questo ha il suo fascino: l'idea di poter guardare le sfumature della natura. Le sfumature del bianco e del grigio. Non è cosa da poco. Questo vale soprattutto per me che oggi, alle soglie dei quarant'anni, percepisco molto le sfumature.
Fatto sta che a Pietracupa, paese di 252 persone, di cui 150 anziani, c'è un albergo, il President Hotel, che ha 250 stanze. Praticamente, può ospitare più persone di tutto il paese. Un albergo moderno, dice l'ingegnere: come si possono trovare a Londra o New York (però esagera), con i badge magnetici, sale convegni, discoteca incorporata, belle stanze e buona colazione. L'ingegnere di professione fa l'imprenditore ed è convinto, a ragione, che il Molise sia bellissimo. Mi ha fatto pure l'elenco delle bellezze molisane:
– Abbiamo Sepino, un sito archeologico che fa impallidire Pompei ed Ercolano, tanto bello quanto sconosciuto, tanto da non essere riportato nemmeno nelle guide del Touring. Pietrabbondante, con l'anfiteatro sannita con i caratteristici sedili ergonomici da cui si deduce che l'ergonomia l'hanno inventata i Sanniti. Frosolone, con l'artigianato dei coltelli, esportati in tutto il mondo. Agnone, con le fonderie per la fabbricazione delle campane, uniche fonderie a possedere il brevetto. E poi sparsi qua e là ritrovamenti archeologici, alcuni dei quali rivoluzionerebbero gli studi sul Medioevo, eccetera, eccetera.
Il nostro ingegnere è uno di quelli che dice sempre «eccetera, eccetera». Sono così tante le cose belle che non può elencarle tutte. E siccome è convinto che nessuno lo sa, nemmeno i propri concittadini, si è fatto fare delle cartoline pubblicitarie double-face. Un piccolo capolavoro narrativo. Sul davanti c'era l'immagine di un pascolo con su scritto: «Pascoli scozzesi? No!». La giravi e c'era la stessa foto con la risposta giusta: «Pascoli molisani». Effettivamente alcuni pascoli molisani sono uno spettacolo. La leggera ondulazione delle colline già placa lo sguardo, quando poi la terra è seminata a grano o a segale, oppure a prato misto, medica più loietto, quando le mandrie di cavalli selvaggi galoppano con ritmo e ardore, quando bellissime mucche brune alpine e frisone bastarde, con la pelle luccicante, in buona salute per via dell'aria fresca e della ginnastica fra le rocce, con delle mammelle piene di latte, quando queste vacche, dicevo, vi passano ac-canto alla macchina, indifferenti a tutto, pure alla storia, dimentiche di tutto, anche di loro stesse, un cinico come me diventa sentimentale.
Oppure, altra cartolina double-face dell'imprenditore: piste da sci con la scritta «Courmayeur? No!». La giravi e c'era scritto: «Capracotta».
Ma non basta; oltre al fatto che il Molise è bello, c'è da aggiungere il fatto non secondario che qui si vive benissimo.
– Qua c'è ancora il senso della comunità. Gli anziani sono accuditi e rispettati, mica come a Roma – e mi guardava storto – che se muore un vecchio in un appartamento lo ritrovano dopo un mese.
I vecchi e i giovani, quindi. I giovani che bevono e non hanno sogni e i vecchi che, sì, invecchiano bene, ma rinnovano anno dopo anno questa aria malinconica. I giovani che si dice accudiscano i vecchi li rispettano soprattutto perché hanno bisogno di loro, delle loro pensioni, dei risparmi accumulati nei libretti postali , dei legami di parentela che hanno con fratelli o cugini emigrati i quali dunque fanno arrivare metodicamente le rimesse.
Antonio Pascale
Fonte: A. Pascale, Non è per cattiveria. Confessioni di un viaggiatore pigro, Laterza, Bari 2006.