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La verità sulle elezioni di Capracotta


Gennaro Carnevale
Il sindaco Gennaro Carnevale (1899-1967) e il ministro Giuseppe Romita (1887-1958).

Dal titolo "Le allegre elezioni di Capracotta" si legge sul giornale della Capitale "Il Minuto" del 30 marzo scorso n. 33, la seguente corrispondenza:

Ci scrivono da Capracotta: «Secondo notizie ufficiali le elezioni, che dovevano svolgersi il 24 marzo sono state rinviate per la presunta assenza di un'alta percentuale di elettori. Nulla di meno esatto: la verità è che una cricca di fascisti locali, nella impossibilità di far trionfare la propria lista, a mezzo di un esposto con non poche firme apocrife, ha fatto presente al Ministro dell'Interno che i socialisti ed i comunisti di Capracotta (quali?) sono temporaneamente assenti per ragioni di lavoro. La popolazione di Capracotta è indignata per il provvedimento, notificato solo qualche ora prima dell'inizio delle elezioni».

È risaputo ormai, in Italia e all'estero, che quando si sta a corto di argomenti buoni, validi, si fa ricorso alla qualifica di fascista. Noi saremmo curiosi di sapere la data d'iscrizione al Partito fascista dell'anonimo corrispondente: ma possiamo senz'altro dedurre che è uno di quelli che al fascismo si iscrissero solo per convenienza personale, quando già si era capita la via che il fascismo avrebbe seguito, e quando coloro che al fascismo stesso avevano data da tempo la loro onesta adesione se ne allontanarono.

Ma su questo argomento torneremo un'altra volta. Oggi abbiamo altri rilievi da fare. Il corrispondente da Capracotta sapete dunque come ha appreso la notizia del rinvio delle elezioni? Nientemeno da... notizie ufficiali! Pur stando sul posto, non sapeva nulla. Infatti, come i lettori han potuto constatare, ha scritto al Minuto: «secondo notizie ufficiali». Alla notizia ufficiale del rinvio il corrispondente ha creduto senz'altro: quanto ai motivi, la cosa è diversa. Egli è in grado di precisare che nulla è meno esatto dell'asserita assenza di un'alta percentuale di elettori. Noi vogliamo qui osservare che se il corrispondente sta a Capracotta, sa benissimo quanta parte della popolazione risiede in Paese: sa dunque che la maggior parte di essa è assente, non solo per motivi di lavoro, ma anche per l'attuale deficienza degli alloggi. D'inverno, a Capracotta, è stata sempre assente una forte percentuale della cittadinanza; dopo la distruzione del paese, questa forte percentuale è diventata la maggior parte. Nessun dubbio perciò su questa verità.

Se dunque di inesattezze bisogna parlare, nulla è davvero meno esatto dell'affermazione del signor corrispondente. Per il quale la verità è... quella che egli immagina. Secondo lui, le cose sono andate così: i socialcomunisti di Capracotta sono temporaneamente assenti dal Paese per ragioni di lavoro. Di ciò hanno approfittato i fascisti locali, che si sono affrettati a far finta la cosa al ministro Romita, socialista. Il quale Ministro si è a sua volta affrettato a rinviare le elezioni.

Come si vede, non sono stati i socialisti di Capracotta a rivolgersi al ministro socialista dell'Interno: costui - è chiaro - ascolta più i fascisti che i suoi compagni di fede. E perciò, i socialcomunisti capracottesi non si sono rivolti direttamente al Ministro dell'Interno. Vero è però che ad un certo punto lo stesso corrispondente è preso dal dubbio (o ne ha la certezza?), e si domanda (o domanda) quali sono i socialisti di Capracotta. Ma se non lo sa lui, che ha data la esatta versione della verità, come può saperlo il lettore?

Il corrispondente conclude che la popolazione di Capracotta è indignata per il provvedimento. Questa volta siamo noi a poter ben dire la verità: nulla di meno [...]. Che il provvedimento [...] possa essere stato un amarissimo boccone per taluni è ovvio, e dalla corrispondenza stessa ne abbiamo conferma. Ma che la maggior parte della popolazione abbia trovato essere il provvedimento stesso un atto di giustizia, è innegabile. E il signor corrispondente lo sa.

Comunque, a rettifica della fantasiosa corrispondenza, lo stesso giornale, nel n. 49 del 6 aprile corrente, pubblicava la seguente lettera:

A proposito delle elezioni di Capracotta. Signor Direttore, ho letto su "Il Minuto" una corrispondenza da Capracotta (Campobasso) dal titolo "Le allegre elezioni" nella quale la verità che si vorrebbe difendere è tanto alterata da rendere necessaria una rettifica. A parte la trovata che i fascisti locali avrebbero fatto presente al Ministro dell'Interno che l'assenza temporanea dei socialisti e dei comunisti esigeva il rinvio delle elezioni, ci preme precisare:
  1. la lista degli elettori è di oltre 2.000 nomi;

  2. il numero degli elettori presenti il 24 marzo non raggiungeva la quarta parte; erano cioè presenti meno di 500 elettori.

Se poi si arriva ad affermare che i tre quarti degli elettori - assenti - non costituiscono un'alta percentuale, è questione di criterio. Quanto poi all'indignazione della cittadinanza, si vuol confondere la popolazione con coloro ci faceva comodo far le elezioni il 24 marzo. Possiamo assicurare che il provvedimento, ispirato a vera giustizia democratica, è stato accolto con grande soddisfazione da tutte le persone serie, oneste e intelligenti. Che sono la maggioranza.

Gennaro Carnevale

 

Fonte: G. Carnevale, La verità sulle elezioni di Capracotta, in «Il Molise», III:5, Roma, 20 aprile 1946.

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