Il pulpito della Samaritana al pozzo
«Guarda da che pulpito viene la predica!» è la tipica esclamazione rivolta a chi ci rimprovera quegli stessi difetti che anch'egli possiede ma di cui non si rende conto. Il pulpito, in effetti, è una piattaforma rialzata presente in quasi tutte le chiese di una certa età, la cui struttura era funzionale alla predica. Dal pulpito il sacerdote s'innalzava al di sopra della folla e ammoniva, spiegava, redarguiva, benediceva. I migliori proponevano dal pulpito l'esegesi delle Scritture, i peggiori lo usavano a mo' di palco per i comizi elettorali.
La ricca Chiesa di S. Maria in Cielo Assunta di Capracotta, sulla prima colonna della nave di destra, ha un pulpito con base in marmo e parapetto in legno, sul quale è presente un prezioso dipinto, riferibile ad un pittore di scuola napoletana del XVIII secolo, che raffigura Cristo e la samaritana. A destra, in basso, sono presenti tre personaggi, mentre a sinistra è visibile una figura femminile ed, in secondo piano, delle colonne in un paesaggio collinare.
L'episodio della samaritana al pozzo è narrato soltanto nel Vangelo di Giovanni, dove Gesù cambia radicalmente la vita di una donna che era giunta al pozzo per riempire la sua brocca d'acqua. Il messaggio teologico sta proprio nell'incontro con Cristo: chi Gli si avvicina e si abbevera alle Sue acque, avrà l'esistenza rivoluzionata, piena, redenta. Dio, dunque, è una possibilità di salvezza e la samaritana ha deciso di prendere sul serio quella possibilità. Il rischio, tuttavia, è quello di passare vicino al pozzo senza fermarsi. Questa la narrazione evangelica:
Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, – gli disse la donna – dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le disse: «Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: "Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura?". Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
G. Binazzi, Cristo e la samaritana al pozzo nella iconografia dei primi secoli, in «Bessarione», 4, Roma 1989;
L. Campanelli, La Chiesa Collegiata di Capracotta. Noterelle di vecchia cronaca paesana, Tip. Molisana, Campobasso 1926;
G. Carugno, La Chiesa Madre di Capracotta, S. Giorgio, Agnone 1986;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016.