È un'espressione latina attribuita a Catone e in seguito ripresa da Cicerone e Quintilliano. Uomo di valore (dal latino vir, non semplice homo), esperto nel possesso della parola, nell'arte del comunicare. Qualità del sapersi esprimere con proprietà, chiarezza, efficacia ed eleganza di linguaggio. Farsi capire ed essere compresi è una dote non comune. Bonus, cioè onesto, è qualità indispensabile, trasparenza piena che coincide con lealtà, saggezza e competenza. Qualità morali che denotano la persona eticamente irreprensibile. Il silenzio e la menzogna insabbiano la verità. Eu-leghein significa dire il bene, non semplice bonomia, ma virtù che definisce il valore e l'eccellenza della persona. Dicendi peritus, esperto nel parlare, nel confronto continuo, leale e rispettoso delle opinioni altrui, con padronanza di termini e coerenza. «È la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l'espressione altrui», affermava don Milani con icastica incisività. Il vir bonus che si esprime con perizia possiede lungimiranza, conoscenza piena ed esperienza dei problemi.
La comunicazione è studiata a tre livelli differenti, pur essendo un unico evento: la sintassi, la semantica e la pragmatica. La sintassi studia i canali e i codici che si usano nel parlare, permette il passaggio di informazioni attraverso il contatto diretto "faccia a faccia". La semantica studia il significato dei segni e dei simboli che si usano, perché differenti sono le esperienze della vita e differenti sono i significati che vi si attribuiscono. Ogni parola ha in ogni momento della vita un significato che è in parte nuovo, in parte antico. La pragmatica è la più nuova e utilizzabile nella comunicazione nella scuola relazionale di Palo Alto. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed una di relazione, che indica il modo in cui la comunicazione deve essere assunta da chi la riceve, studia gli effetti sul comportamento.
La coerenza con i valori, la padronanza di essere se stessi, rispecchiandosi in atteggiamenti di luminosità comportamentale con tutti, esercitano un trascinante potere educativo, senza abdicare alla propria dignità, che è il dono più prezioso ricevuto da Dio e dalla natura. Accoglienza calorosa, accettazione incondizionata, non direttività, consultazione "centrata nel cliente", sono utili strumenti pedagogici, preservano dall'imporre contenuti autoritari che bloccano l'esercizio della comunicazione (Karl Rogers, psicologo umanista). Trasmettere un messaggio significa rispettare la dignità dell'altro. «Spero che tu sarai diverso da me domani, ma non senza di me oggi»: è il consiglio di un grande educatore, Bruno Bettelheim.
Con chiarezza introduce il seme della bontà, della disponibilità, del rispetto vero, dell'amore intelligente e creativo nel difficile campo dei rapporti sociali e della comunicazione. Rilegge semplicemente il Vangelo per evidenziare una maniera esigente di vivere l'impegno cristiano a servizio del prossimo. Addita le vie del coraggio per ritrovare la voglia di "camminare nella vita". Assume il tono semplice del colloquio senza imporre la sua verità, con la capacità di discernimento e di conversione della persona impegnata. Discernimento dei segni dei tempi che irrompono nell'oggi. Indica non tanto di fare delle cose, ma di fare delle scelte, non altro ma oltre, allargare gli orizzonti, non lasciarsi incapsulare dall'effimero e dalla banalità del quotidiano.
Alimenta la speranza, che indica certezza che il bene è possibile, se il vento dello Spirito soffia sul fuoco della solidarietà degli uomini e delle donne. Avere il coraggio e la saggezza di cambiare le cose che si possono cambiare, comunicando, modalità originaria della persona che traduce in concreto la capacità di relazione. Quando un pensiero è limpido e carico di energia trova sempre la terminologia essenziale, assumendo anche la lingua della gente arricchendola di locuzioni inedite per essere comunicato, acquisisce e utilizza alcune competenze comunicative "per dirsi e darsi all'altro". Si richiede il culto dell'ascolto, dell'attenzione e della disponibilità per fare insieme un po' di strada, cercando domande e risposte vere per la vita. Restituisce alla parola una valenza costitutiva, dialogica e chiara, evitando le chiacchere e l'"oceano verbale" di parole inutili, rompe il muro della incomunicabilità e arriva alla parola giusta. L'uomo è la sua parola, in essa riversa il cuore del suo essere, quel cuore che è prima della parola e dal quale nasce ed attinge quella profondità interiore in cui hanno origine i pensieri e le emozioni. La comunicazione è scambio di messaggi e partecipazione di sentimenti. Chi parla non riferisce solo avvenimenti, ma rivela il suo modo personale di sentire, le personali risonanze emotive di fronte alla vita e al mondo. Nell'arte del comunicare è un facilitatore, che riesce a creare un clima di libertà psicologica e di reciprocità, di stima e di compartecipazione.
Per ben comunicare serve una capacità empatica: la fascinazione. Aprire il cuore e la testa delle persone, condurle ad una evoluzione, direbbe Umberto Galimberti, psicanalista ed esperto di comunicazione, dall'impulso alla emozione, dalla emozione al sentimento, dal sentimento alla azione educativa. Comunicazione empatica e intelligenza emotiva coinvolgono, emozionano, educano, sempre, dovunque, tutti. Per dare qualità e spessore al proprio stile comunicativo ognuno deve conoscerlo, affinarlo e utilizzarlo con scioltezza e duttilità. Cogliere i sentimenti e le emozioni, stabilire un rapporto orizzontale nel dialogo e nutrirlo di fede e di fiducia, scegliere i registri più opportuni e accorti, i canali più efficaci per dare al dialogo il nome di confidenza, parlare nell'autenticità del proprio essere, hanno un'alta qualità comunicativa. Saper ascoltare in silenzio ha un significato che va oltre ciò che si esprime in modo manifesto. Anche i momenti di pausa sono importanti come nella musica: indicano tensione, stupore, riflessione, memoria, attesa. Se si introducono nella comunicazione i geni della tenerezza e della serenità, della pazienza e della gioia, si troverà un giusto correttivo all'efficientismo e all'autosufficienza contemporanea. La mancanza di dialogo crea diffidenza, chiacchericcio, la tattica del sospetto, la confusione delle lingue, la Babele della comunicazione.
Il cardinale Martini, nel testo "Effatà. Apriti!", traccia alcune costanti della comunicazione umana seguendo il comunicare di Dio nella storia: il silenzio, il tempo, le luci e le ombre, la pazienza, il coinvolgimento, l'ascolto, la reciprocità. È rilevante la reciprocità. Non si può mai parlare a senso unico, si comunica per suscitare una risposta, magari silenziosa, verbale o solo gestuale. La persona alla quale ci rivolgiamo ha i suoi sentimenti, le sue attese e le sue difficoltà, bisogna inserire tutto in un dialogo costruttivo per far passare le parole. I vangeli presentano alcune scene mirabili di comunicazione autentica. Pensiamo a Gesù che accoglie la samaritana diffidente, parla con Nicodemo uomo ripiegato su sé stesso, scioglie la lingua al muto, toccandolo e stimolandolo anche con i gesti. La sua parola non è mai priva di fecondità e di effetti trasformativi visibili.
La comunicazione è essenziale alla missione di pastore e di guida, traduce e perfeziona la capacità di relazione e si inserisce nell'orizzonte della "carità personale", autorevolmente proposto dal magistero della Chiesa. Il comunicare è modalità originaria della persona, l'io sollecita ed è sollecitato da un tu e diventa persona. Quando un pensiero è limpido e carico di energia culturale e spirituale trova sempre la sua terminologia essenziale, assumendo anche la lingua della gente arricchendola di locuzioni inedite, per essere compreso. È un valore decisivo della sua esperienza umana e religiosa: senza comunicazione non c'è esistenza e sviluppo. È come un «camminare nella seta», afferma il card. Martini, è «il quinto talento» da far fruttare insieme agli altri quattro: Vangelo, liturgia, sacramenti, comunione. Senza l'attenzione alla comunicazione non sono incisivi, i talenti, «si richiudono su se stessi e alla fine sbiadiscono».
Altra caratteristica del buon comunicatore è l'affabilità. Dall'etimo affabile è colui che parla e colui a cui si può parlare, colui che ha tanta stima e tanta attenzione per l'altro da essere sempre disposto al dono della parola, un dono del proprio cuore e della propria intelligenza. Affabilità è la base di ogni rapporto, segno di rispetto e di condivisione, richiesta di collaborazione, crescita di relazioni giuste e corrette. Il ministero sacerdotale è fatto davvero di servizio, di decentramento e non di onnipotenza. È l'uomo della parola autentica, che vince la frantumazione della vita, rompe il muro della incomunicabilità, costruisce relazioni giuste. È un facilitatore della parola che crea un clima di genuinità, perché crede nella tendenza costruttiva della persona, alle qualità indispensabili, quali il calore, la spontaneità, la comprensione e l'accettazione non giudicante.
Nelle omelie, nelle catechesi e in tutti i diversi modi di comunicare, anche il Sacerdote, tiene presente la risposta che l'altro può o è chiamato a dare per continuare il dialogo. Attento alle domande, come Gesù nei Vangeli, usa la parabola, i paragoni, esempi e riferimenti facili, sminuzzando le argomentazioni in maniera immediata e diretta, per essere vicino alla gente. Un uomo che costruisce la sua vita come risposta alla Parola di Dio che lo costruisce e lo rende sereno, riesce a suscitare negli altri, attraverso tutti i linguaggi con cui si esprime, la straordinaria presenza di Dio nella sua vita. La voce, il modo di porsi, «un non so che di fine e di deciso», generano attenzione e fascino. Un grande poeta e teologo, David Turoldo, ha affermato: «ascolto la Parola, perciò parlo e agisco, se occorre protesto, se necessario subisco, ma senza arrendermi, senza rintanarmi all'ombra del disimpegno».
La scienza dell'amore (modalità del cuore) può essere unita alla scienza della fede (modalità intellettuale). Se infatti la scienza della verità è l'adeguazione dell'intelletto alla verità, la scienza dell'amore è l'adeguazione del cuore alla realtà. Direi di più: la carità è l'adeguazione della persona umana alla Persona di Gesù Cristo. La parola facilitata, espressa con amore, coraggio e impegno, permette di essere persone vere che vivono la vita quotidiana nell'amore e nell'abbandono fiducioso nelle mani creative di Dio, che plasma ogni creatura a «sua immagine e somiglianza». La capacità di parlare, con semplicità e chiarezza, (chiarozzo chiarozzo, direbbe Filippino Neri - Pippo Bono) a coloro che sono lontani dalla fede, renderebbe più credibili e disposti ad ascoltare la Parola e professare la fede. Il fenomeno del mutismo e della sordità nella Bibbia è metaforico e designa chiusura e assenza di comunicazione.
La capacità di ascolto senza pregiudizio e senza remore è contrassegnata dall'identità dell'altro, dal desiderio sincero di comprendere le ragioni, gli orientamenti e le diversità che hanno accompagnato la distanza e sono alla base dell'incomunicabilità e dell'incomprensione reciproca. Valorizzare ciò che unisce piuttosto ciò che divide conduce ad un vero e costruttivo incontro con l'altro è un atteggiamento di assoluto rispetto della libertà della persona. La testimonianza della propria vita crea occasioni di riflessione e di confronto. Favorisce l'incontro con chi vive "al di là del recinto" e si professa non credente, è scelta pastorale irrinunciabile. Nessuno deve sentirsi estraneo o ai margini della comunità ecclesiale. Il "prete oggi" deve facilitare l'incontro ravvicinato per coltivare e costruire ponti che lo conducano all'incontro con chi vive sull'altra sponda.
Negli ultimi quarant'anni la ricerca scientifica sulla comunicazione ha accordato un'attenzione sempre maggiore alla religione, alimentato dall'espansione del mondo online e dalia crescente visibilità di gruppi nel mondo dei media. Molti hanno asserito che un impegno religioso personale rende più facile comprendere il mondo della comunicazione e della religione "dall'interno". Si può rintracciare il maggiore impulso alla crescita di quest'area di ricerca nella volontà che anima un numero sempre maggiore di studiosi: lavorare insieme al di là di confini nazionali e religiosi.
«Comportatevi saggiamente con quelli di fuori, approfittate di ogni occasione. ll vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno»: è un invito saggio di san Paolo ai Colossesi (Col, 4,3-6). Invito chiaro al pensiero rigoroso e alla franchezza discorsiva, con la fermezza, la parresia e la serietà della persona adulta. Il potere della parola è creativo e ricostruttivo, è medicina. La partecipazione attiva ed emotiva di chi ascolta offre parole ricche di risonanza, che solo un'attenta attività interiore rende possibili. Ogni parola risuona nel cuore di chi ascolta. È come una corda di chitarra che, in se stessa muta, può produrre suoni straordinari, se mossa e amplificata dalla mano e dal cuore di chi la tocca e la fa risuonare nel cuore di chi ascolta. Senza perdere l'acutezza dello sguardo e la serenità del volto, senza smarrire una profonda simpatia per le persone che incontra, per quanto confuso, incerto e faticoso possa essere il suo cammino.
Osman Antonio Di Lorenzo