A poche decine di chilometri dalle spiagge adriatiche, affollate in queste settimane di piena estate, ci sono mondi appenninici che riservano quiete, ombra fresca e piacevoli sorprese per gli amanti del territorio e della botanica. Uno di questi è il Giardino della flora appenninica a Capracotta, a 1.550 m. di quota in provincia di Isernia, a breve distanza dal Parco della Majella. È un'oasi di una decina di ettari di superficie cui nel 2011 è stato dedicato un francobollo della serie "Parchi, giardini ed orti botanici d'Italia". L'immagine che lo ritrae ricorda proprio certe giornate di luglio tra le montagne mediterranee: sotto un cielo blu intenso, un viottolo bianco si inoltra tra aiuole verdi e assolate, perdendosi poi tra filari di alberi, forse i rari aceri di Lobelius (Acer cappadocicum lobelii), endemici dell'Appennino meridionale e simbolo del giardino. È questo il momento migliore per visitarlo: colori e sviluppo delle piante sono al massimo splendore, minima è la probabilità di pioggia, essendo luglio il mese più secco dell'anno, gradevoli le temperature, in genere tra 20 e 23 °C di massima, mentre di notte, data l'altitudine, si scende spesso sotto i 10 °C anche nel mezzo dell'estate.
E pensare che al solare volto estivo di questa località si oppone un clima invernale severo come pochi immaginano. I frequenti venti freddi dai Balcani, infatti, dopo essersi caricati di umidità sull'Adriatico, risalgono i fianchi dell'Appennino generando furiose bufere di neve, con accumuli di neve fresca tra i più imponenti che si possano registrare in Europa e perfino al mondo. Misurare correttamente l'altezza della neve in queste condizioni di tormenta, con il vento che scompiglia il manto nevoso creando dune irregolari, è però molto difficile: nel marzo 2015 si diffuse la notizia di oltre 2 m. di neve caduti in meno di 24 ore, dati tuttavia rilevati in condizioni non standard, mentre le misure ufficiali indicavano più verosimilmente apporti di circa 1 m. Le piante ospitate nel giardino, ben adattate al clima appenninico di media-alta quota, non si spaventano comunque di condizioni così aspre. Protette dalla coltre di neve che le isola dalle temperature esterne che possono scendere sotto i -15 °C, aspettano quiescenti fino al disgelo, solitamente entro inizio aprile, a meno che burrasche di scirocco o libeccio facciano fondere la neve anzitempo come talora avviene in queste montagne del Sud.
Luca Mercalli
Fonte: L. Mercalli, In visita ai giardini botanici dell'Appennino, in «Gardenia», 399, Milano, luglio 2017.