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Vitelleschi


Illustrazione di Ilaria Salvatori.

Set: interno scuro con luce bassa che illumina a stento una poltroncina di pelle nera; tavolo tondo di mogano al centro; gigantografia della statuina dell'oscar; sfondo con foto in b/n di un giovane Alberto Sordi che, sigaretta in bocca, si rilassa ad un bar.

«Luce!», echeggia tutto intorno proprio mentre Aldo Aldini, critico cinematografico locale, prende posto: accavalla le gambe e fa un profondo respiro chiudendo gli occhi. Camicia bianca di cotone leggero, foulard marrone che fa il paio con i pantaloni dello stesso colore. Aldo aggiusta i radi capelli candidi sparsi sulla testa, categoricamente e obbligatoriamente spettinati («fanno più intellettuale Alduccio» gli ripete sempre Mario, il truccatore, prima di entrare in scena), si schiarisce la voce e quindi spegne l'ultima sigaretta.

«Aldo Aldini – Critica questo! Panoramica su Fellini... Parti Aldooo!»: tutta la troupe di ReteCinema Oro2000 si ferma per ascoltare ancora una volta il Maestro. Il regista e interprete della serie Chi l'ha visto... sto film? sui B e C movie italiani e direttore del Festival Anteprima di Gattea a Mare è pronto per una nuova magia...

«Salve a tutti e buonasera. Oggi vi parlo di un film che ha scritto la istoria, la geografia, la letteratura e anche l'epica del cinema italiano: I Vitelleschi. Partimo già dal presupposto che stiamo a parla' di una perla del grande Fellini: e ho detto tutto. Tra l'altro ho conosciuto pure di persona, pochi giorni prima che girasse le ultime scene di sta pellicola leggendaria che rappresenta uno dei perni della commedia all'italiana. Candidata agli Oscar nel '58, I Vitelleschi, pensate, è stato inserito tra i 100 film italiani da salva', questo solo per favve capi' la caratura dell'opera del grande Fellini. E parlando di grandi – l'Aldini si alza dalla poltroncina, mentre il fascio di luce che lo segue inizia ad evidenziare piccole goccioline di sudore tra la fronte e gli occhiali – non possiamo non cita' l'irreprensibile, il grande, l'indiscusso Alberto Sordi, protagonista del film. Albertone bello, quanto ce manchi». Nel mentre si sofferma a guardare malinconico la gigantografia dell'attore che prende forma sullo schermo dietro di lui. «Ma andiamo alla sinossi de I Vitelleschi. Prima prima è importante capi' da dove deriva sto termine i Vitelleschi: insomma, perché proprio Vitelleschi?...».

«STOOOP! Ardoo, ma checcazzo stai a dì? – urla il regista dal fondo del set – Perché i Vitelleschi? I Vitelloni, ci sta scritto, I Vitelloni. Questo – mormora avvicinandosi all'assistente – s'è rincoglionito del tutto... portategli un bicchiere d'acqua e ripartimo». Poi, di nuovo verso «Aldo dai, rifacciamola e leggi il gobbo per cortesia: I Vitelloni. Il film è I Vitelloni. Alberto Sordi, Fellini, 1958, tutto giusto pe carità, ma non me puoi sbaglia il titolo, essù Aldo».

«Oddio, c'hai ragione Alfio, me... me dispiace... è che Vitelleschi è la fermata del 23 che prendo la mattina. Oh vabbè, me so sbagliato, che sarà mai: il primo errore in 40 anni de cariera no? Me lo concedi? Che poi quando parlo de Albertone me se confonde tutto... lo sai che io ci ho fatto anche una vacanza insieme a Capracotta... era il millenovecentosett...».

«Sì, vabbè – lo interrompe bruscamente Alfio – 'a conoscemo tutti quella storia. Mo però riprendiamo da capo. Qua alle 7 dovemo smonta' che ce devono gira' una serie su teenagers zombie che risolvono casi di polizia. Daje Aldo: Critica Questo, Ciack 2... Parti Aldooo».

«Salve, sono Aldo Aldini. Oggi vi parlerò di un film che ha scritto la storia…».


Claudio Ferrucci

 

Fonte: https://www.smezziamo.it/, 4 giugno 2022.

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