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NEL SANNIO MISTICO

di Lina Pietravalle (1887-1956)

Venite a Capracotta o voi che siete affaticati e stanchi e volete un parco ristoro. D'estate vi è ancora una piccola e tenace colonia di soli amatori. Vi erano prima tre belle case sincere sannitiche accomodate ad albergo. Ma qui non si conosce che la piccola frode, e per essere albergatori è troppo poco. I tre alberghi si mangiarono per la concorrenza tra di loro come i famosi leoni battaglieri dei quali non rimasero che le code. Non vi sono più, ma c'è il desiderio di far posto a qualche volenteroso. Quand'è agosto i prati sono pingui e verdi come un liquore smeraldino congelato, e nuvolosi delle belle greggie biondette reduci dalla Puglia, mentre le capre ostili interrogano dei loro puntigli ansiosi i poggi scoscesi e le rupe glabre e grigie come cippi funebri. I giovenchi solcano i margini delle foreste di Roccacigliana e del bosco di Pescopennataro ai due estremi del paese e distesi nelle macchie, lunati e bianchi, ruminano erbe aromatiche ed onesti pensieri alla teoria dei muli impetuosi e agli asinelli incanutiti di bigio che passano trasportando le legna da seccare per l'inverno. Così ogni porta ha dinanzi a sé o al fianco il suo monumento e l'indice della sua ricchezza nella catasta delle legna recise e da lontano Capracotta appare virgolata di scuro da queste pire che attendono di glorificare e di benedire, al primo sussulto del freddo, tutti i suoi focolari deserti. Deserti, sì. Perché i gagliardi maschi di ogni casa, pastori, carbonari e bastari, con incorrotta secolare tradizione vanno alla Puglia, ai pascoli aviti e censiti per le loro greggi, o nei boschi del Lazio e della Calabria a fare i carboni e vendere i basti pastorizi dei quali sono maestrevoli costruttori. È il capracottese, un caratteristico basto tondeggiante munito di rampini per i trasporti delle masserizie armentizie. E gli armenti sono e saranno la ricchezza e la vocazione ed il giudizio del luogo. La mandra è la loro seconda natura. Le donne si lagnano della vedovanza impassibile di metà anno, dall'ottobre al maggio, invano.

  • L. Pietravalle, Nel Sannio mistico, in «La Lettura», XXIV:1, Corriere della Sera, Milano, 1° gennaio 1924, pp. 44-45.

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