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IL TRATTURO

di Franco Ciampitti (1903-1988)

Più indietro le pecore. Ogni morra con i suoi cani, i suoi garzoni, i suoi pastori. Ogni fianco segnato con le lettere. Segni rossi, segni verdi: ini ziali di nomi che dicono ricchezza.

Pecore di Opi, di Villetta Barrea, di Pescasseroli, dell'alta valle del Sangro, dove stanno di casa gli orsi.

Pecore di Assergi, avviate ai pascoli del Gran Sasso, dove sta di casa il vento.

Pecore di Palena, di Campo di Giove, di Pescocostanzo, di Pietransieri, avviate ai prati della Maiella dove si trovano le piante per i liquori e per le medicine.

Raccoglierle per i pecorai vuol dire fare soldi alla domenica ma rischiare anche il morso d'una vipera.

Pecore di Capracotta e di Pescopennataro, dove fra bosco e roccia pascolano anche le pernici con le zampe rosse.

Pecore di Roccamandolfi, di Letino, di San Gregorio che saliranno le cime del Matese donde si scoprono due mari.

Pecore di Rocca di Cambio e Rocca di Mezzo, di Ovindoli e di Celano che pascoleranno sull'altipiano del Sirente, che arriveranno fino alle pendici di Valle Amara.

Pecore di Pietracamela, che s'incontreranno con quelle di Assergi fra il Corno Grande e il Corno Piccolo.

Pecore di Pizzoferrato, di Montenerodomo, di Civitaluparella che resteranno nelle solitudini dei monti Pizi.

Pecore bianche. Tutte bianche. Rare le tinte scure e rarissime le lane di color marrone.

  • F. Ciampitti, Il tratturo, L'Arte Tipografica, Napoli 1968, pp. 72-73.

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