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UN AMICO DI CASA

di Parmenio Bettoli (1835-1907)

Il padre l'accolse paternamente, ma un po' burbero e impacciato; la sorella, con la più viva espansione, ma non senza un lieve velo di tristezza. Insieme gli presentarono Ersilia, la matrigna, una bella e gentile signora sulla trentacinquina, che gli fece un'ottima impressione. Ma le presentazioni non finirono lì: vi fu pure quella di certo Onofrio D'Orazio, un pezzaccio d'uomo tra i quaranta e i cinquanta, dai capelli rossi, la fronte depressa, gli occhi grigi, il naso rincagnato, la bocca enorme, che il signor Giacomo disse essere: un amico di casa, venuto a passare qualche po' di tempo in campagna.

Cesare non vi ci sapeva troppo raccapezzare. Un amico di casa? Ma s'era abruzzese, abruzzese di Capracotta, mentre il signor Giacomo, salvo un po' di quell'università a Bologna, non s'era mai più mosso dalla bergamasca, se non per dare qualche scappata a Milano, od a Brescia! Com'erano tanto amici?

Interrogata a parte Ida, ella gli disse che quel tale era capitato a C... tre o quattro mesi prima e, dopo un lungo colloquio avuto in segreto col babbo, s'era piantato in casa, trinciandola da padrone, sicché non si andava più a tavola, senza che Marta, la cuciniera, avesse ricevuto da lui gli ordini del pranzo e la cena e Lorenzo il giardiniere quelli per le provviste che andava a fare ogni secondo giorno a Zogno.

Il giovine guardia-marina storse alquanto la bocca. Si provò a richiederne il padre, ma questi gli rispose secco ch'egli s'era stretto in grande intimità col D'Orazio, sino da quando si trovavano insieme agli studi a Bologna, dove il costui padre occupava un posto nella magistratura.

Non ci fu mezzo di saperne di più.

  • Cujas, Un amico di casa, in «Corriere di S. Pellegrino», III:18, Bergamo, 3 agosto 1902, p. 1.

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