VIRGILIO JUAN
CASTIGLIONE
GARE DI SCI A CAPRACOTTA
Istituto Nazionae Luce (1929)
"Gare di sci a Capracotta"
GARE DI SCI A CAPRACOTTA
Istituto Nazionae Luce (1929)
"Gare di sci a Capracotta"
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
VIRGILIO JUAN
CASTIGLIONE
Le arie popolari musicate da artisti capracottesi
NUNZIO
BACCARI
(1666-1738)
ALFONSO
FALCONI
ALFONSO
FALCONI
ALFONSO
FALCONI
NUNZIO
BACCARI
(1666-1738)
VALERIA
di Emilio Penci (1850-1883)
Quell'uomo e quella donna erano amendue del Sannio, il primo di Campobasso, l'altra di Capracotta, e vivevano da lungo tempo insieme.
Fin da fanciullo, Silvano, è tale il nome del nostro personaggio, ebbe le membra sviluppate e tenaci come le arbori delle sue selve natie; ebbe sete di fatiche, quasi di patimenti. Per lui, cui non garbava punto il lavoro della terra, non bastava mietere colla scure le lunghe chiome delle selci, né trascinarsi i fasci di legna giù per le chine, o condursi su per letti di torrenti asciutti e sentieruoli quasi inaccessibili; ogni po' tratto in casa non lo si vedeva più, scompariva; dov'era andato? i suoi genitori rozzi come la massima parte di quegli abitanti d'alture, poveri, non gli badavano molto; e talora egli tornava la sera trafelato, arso dal sole di luglio, senza cibo; tal'altra passava la notte a braccia nude, coll'umido della tramontana che gli batteva le tempia.
Si era osservato che con gioia indicibile aveva un giorno percosso un piccolo cane legato ad un cancello e quindi impotente a difendersi, tanto da lasciarlo mezzo morto; un'altra, spennacchiato un uccello vivo che empiva l'aria di strida, una terza (contava allora quindici anni) non si sa per quale motivo, aveva gettato a terra ridendo di un riso freddo e lungo una ragazzina di nove o dieci anni, forte quasi come lui, e la tenne lì lungo tempo col ginocchio al ventre, una mano alla bocca, l'altra al seno, sicché se non fosse accorsa gente l'avrebbe finita. Interrogato perché avesse agito a quel modo, rispose che essa gli aveva dato un'urtone sopra un burratto e mostrava le lividure della difesa.
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E. Penci, Valeria, in Ricordo d'amicizia. Strenna per l'anno 1882, Bontà, Milano 1882, pp. 92-93.